TORINO – Il pareggio contro l’Atalanta restituisce due certezze, in relazione a Sirigu. La prima: il portiere granata che molto spesso fu San Salvatore fatica a riproporsi sui livelli che gli sono valsi l’ammirazione dell’ambiente e il ruolo di insidia a Donnarumma per la titolarità in azzurro. La seconda: Nicola crede nel numero 39 al di là della prestazione, che Sirigu in primis non potrà che aver giudicato gravemente insufficiente, offerta dal portiere sardo al Gewiss Stadium. Così il tecnico granata lo aveva difeso, dopo quel punto agganciato grazie al gol di Bonazzoli e che per poco Verdi non era riuscito a trasformare addirittura in una vittoria, con il tiro finale intercettato da Gollini: “Per me Sirigu è un grandissimo portiere, la sua presenza mi dà fiducia. Fine. Un gol subito è figlio di interpretazioni sbagliate da parte di cinque o sei giocatori, non di uno soltanto”. Una posizione ufficiale, dietro la quale è ipotizzabile ci sia magari stato un confronto più diretto.
D’altronde qui non si discute la parabola di un portiere giovane e da proteggere, ma di un giocatore rientrato in Italia nel pieno della maturità e con una valigia dedicata solo ai trofei: 4 campionati, 3 Supercoppe, altrettante Coppe di Lega e 2 Coppe di Francia, questo ha riportato in Italia l’azzurro nel suo viaggio di rientro a Torino. Un bagaglio di successi che lo hanno proposto nel Toro quale immediato riferimento del gruppo. Basti tornare ai primi allenamenti in granata (estate 2017), alla settimana che la squadra aveva vissuto in Austria, a Stans, con Mihajlovic allenatore. Ebbene, nei tiri da fuori area che chiudevano le sedute, quando era il turno di Belotti l’ex del Psg lo sfidava, lo provocava, lo invitava a provare a trafiggerlo. Certo scherzando, ma concedendosi una confidenza che il Gallo accettava di buon grado, consapevole di trovarsi al cospetto di un grande portiere. Proprio come il numero 9 è un grande attaccante. La differenza tra quel Sirigu e l’attuale non è certo tecnica, ma legata alla differenza nelle motivazioni che lo spingevano al tempo e lo animano adesso: allora il portiere del Torino era nutrito dall’ambizione di riproporsi da protagonista in Serie A, per l’orgoglio che fisiologicamente lo anima e per il desiderio poi soddisfatto di riprendersi un posto nell’Italia. Quello che ha approcciato la stagione in corso, invece, è un calciatore come molti altri nel Toro segnato dalla scorsa stagione, e che in alcuni momenti ha accarezzato l’idea di cambiare aria.
Fonte tuttosport.com