Signor Mauro Bellugi, innanzitutto auguri per il meglio. Ha voglia di raccontare ai nostri lettori, dal suo letto dell’ospedale Niguarda, cosa le è successo per colpa del Covid?
«Certo! Il 4 novembre mi sveglio la mattina e sento male ai piedi senza capirne il motivo. Mi accorgo che sono neri come il catrame e così decido di andare subito al Pronto Soccorso. Una volta arrivato in ospedale spiego il problema al dottore ma quando mi spoglio ecco che il nero era salito su per tutte le gambe. La trombosi aveva innescato un processo di cancrena. Il problema è che io soffro di una patologia del sangue che con il Covid è diventato un mix incredibilmente dannoso. Non soffrissi del mio vecchio problema non si sarebbe dovuti poi passare all’amputazione delle gambe. Io non ho avuto quasi nessun problema respiratorio, una polmonite come quasi tutti ma mi è passata. Il problema è che ha attaccato le gambe provocando il disastro».
Si è mosso anche Massimo Moratti per venirle incontro qualora dovesse avere qualsiasi problema. Un grande gesto da parte dell’ex patron nerazzurro. È rimasto colpito?
«Moratti per me si è sempre mosso. Io è come se facessi parte della sua famiglia. Quando da una persona come lui ti senti dire “Mauro io ci sono”, ti dà una grande fiducia. Quando mi ha sentito al telefono si è emozionato ribadendo che se ho bisogno mi darà una mano».
Che tempistica le hanno prospettato i medici per il recupero?
«È difficile fare delle previsioni sperando di poterle rispettare perché sono tanti gli imprevisti che possono intervenire. Molto dipenderà da come il moncherino interagirà con la protesi. Se si infiamma ci vorrà di più, e bisognerà aspettare un po’. Ma ho fatto trenta e quindi farò trentuno, non saranno certo questi dettagli a crearmi ansia o problemi. Diciamo che tra una ventina di giorni si potrà capire qualcosa di più. Nel frattempo io devo proseguire a rinforzare i muscoli della braccia, delle spalle e del busto. Avete presente le braccia che ha Alex Zanardi? Io qui in ospedale vedo persone che si muovono in carrozzina, salgono e scendono da sole grazie al fatto che hanno foza e da sole si mettono le protesi per poi camminare. Io voglio arrivare a quel punto, il mio traguardo è tornare a essere indipendente». […]
Ora è curato al meglio dai dottori con terapie farmacologiche e fisioterapia. Ma si può dire che un’altra medicina per lei è il calcio che continua a seguire in televisione?
«Assolutamente sì, anzi, è molto di più di una medicina. Ora dico una battuta: non pensavo sinceramente di essere così famoso. Sì, è vero, ho partecipato con l’Italia a due Mondiali ma non mi aspettavo tutte queste chiamate dal mondo del calcio. Ma quando dico che mi hanno chiamato tutti non mi sbaglio. Tutto il mondo del calcio si è fatto vivo, i miei compagni azzurri, delle squadre di club. Davvero sono rimasto sorpreso e ovviamente felice per tutto questo affetto. Dico solo un nome. Mi ha chiamato piangendo Salvatore Carmando, lo storico massaggiatore del Napoli dove io ho giocato una stagione verso fine carriera».
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Fonte tuttosport.com