ROMA – Neanche gli incentivi arginano il crollo del mercato italiano che a febbraio con appena 142.998 vetture vendute (rispetto alle 163.124 dello stesso periodo del 2020) fa segnare un calo del 12,3%. Inzia insomma male l’anno dell’auto visto che così nei primi due mesi dell’anno sono state immatricolate 277.145 vetture contro 318.991, con una flessione del 13,1%. In questo contesto il gruppo Stellantis ha immatricolato in Italia a febbraio 59.047 auto, il 13% in meno dello stesso mese del 2020, con una quota pari al 41,3% del mercato (-0,3%). Nei primi due mesi dell’anno le immatricolazioni del gruppo sono state 111.669, in calo del 17,3% rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso, con la quota che scende dal 42,3% al 40,3%.
Crollo o no, contina l’evoluzione, ma forse sarebbe meglio parlare di “rivoluzione” del mercato: a febbraio assistiamo ad un sorpasso storico, con le ibride che vendono più delle diesel, una volta regine incontrastate del settore. Le vetture a due motori infatti raggiungono il 28,8% di mercato (un anno fa erano appena al 10,3%), questo grazie anche alla flessione infinita delle consegne delle auto con motori tradizionali: benzina -35,8% con una quota che scende al 32,8% cedendo 12 punti percentuali, diesel in calo del 37,1% al 25% del totale (-10%). Va giù pesamtemente anche il Gpl (meno 15,3%) e alle stelle come al solito le auto elettriche che salgono al 2,4% di share dall’1,5% dello stesso mese 2020. Un andamento delle vendite che riflette anche la situazione delle consegne per fascia di CO2 con una fortissima accelerazione di quella da 21 a 60 g/km e un’ottima crescita a doppia cifra per la 0-20 e 61-135 g/km, tutte fasce incentivate. Perdono il 46% delle immatricolazioni le vetture penalizzate dall’Ecomalus con CO2 maggiore di 190 g/km e flette del 48% la fascia da 136 a 190 g/km… Infine il mercato dell’usato evidenzia un andamento in linea con quello del nuovo, segnando in febbraio una flessione del 10% a 303.046 passaggi di proprietà al lordo delle minivolture, contro i 336.634 del febbraio 2020. Il primo bimestre chiude in calo del 16,8% con 562.290 unità verso le 675.388 dello stesso periodo dello scorso anno.
Tutto questo si traduce in una mezza tragedia per l’economia italiana. E il grido di dolore lo lancia subito Michele Crisci, presidente dell’Unrae, associazione costruttori esteri: “I nostri dati – spiega – indicano nel 2020 una perdita di fatturato per il settore pari a 10 miliardi di euro, che per le casse dello Stato si traduce in mancate entrate in termini di IVA per 1,8 miliardi; una cifra rilevante alla quale, nell’ipotesi pessimistica di una ulteriore depressione del mercato dell’auto, si rischia di aggiungere anche la chiusura di aziende e la perdita di migliaia di posti di lavoro con i relativi danni economici e sociali”.
Di certo sembra chiaro che gli incentivi non servano a nulla: “Nonostante il buon risultato dei privati, il sistema degli incentivi resta zoppo – spiega infatti Salvatore Saladino, Country Manager di Dataforce Italia – non aiutando affatto una ripresa strutturale sul comparto delle immatricolazioni a società né lo sbandierato obiettivo ecologico di cui ho trovato nota alla pagina https://ecobonus.mise.gov.it/contributi dove riporto testualmente “La misura non è un provvedimento di sostegno al mercato dei veicoli, ma ha una finalità tutta ambientale…”, finalità impossibile da raggiungere finché non si stanzieranno denari sufficienti sulle fasce di vetture più diffuse acquistabili a prezzi “umani”. Sarei proprio curioso di leggere una statistica sul livello di reddito delle persone che hanno beneficiato degli incentivi all’acquisto, ricordando infine che il Governo (zoppo anche lui) ancora non ha emesso il provvedimento attuativo per rendere efficace il contributo del 40% alle persone fisiche con Isee inferiore a 30mila euro. Come sempre chiacchiere, niente fatti”.
Gli incentivi sono al centro delle riflessioni di tutti gli analisti: “Fino a prova contraria – spiega infatti Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – l’obiettivo del Governo è sostenere l’economia per raggiungere quest’anno quantomeno l’incremento del 4% del Pil previsto dall’Istat. Il raggiungimento di questo obiettivo non è compatibile con un settore dell’auto al collasso. Occorre quindi che il Governo rifinanzi immediatamente gli incentivi per le auto più richieste dal pubblico. Come, d’altra parte, è indispensabile che il Recovery Plan preveda interventi significativi per sostenere il settore dell’automobile che è strategico anche per la transizione ecologica”.
Fonte www.repubblica.it