Una città d’acqua, in un centro storico che è sito Unesco. E nelle chiese, capolavori: compreso Michelangelo. Ritmo lento e niente smog: biciclette, carrozze a cavalli, barche. Antiche istituzioni per le donne. E per tutti, 55 cioccolaterie
È un piacere girare in bicicletta per Bruges: quest’antica città d’arte del Belgio (Brugge in fiammingo) è a misura di ciclista (e di carrozza a cavalli: si vedono un po’ ovunque) mentre le automobili – poche – non superano i 30 km/h e gli autobus hanno motore ibrido. Il suo notevole centro storico, meravigliosamente conservato, si è meritato la qualifica di sito Unesco: rispecchia nella struttura l’epoca d’oro – dal XIII al XV secolo – di questa cittadina delle Fiandre. Facile da raggiungere prendendo l’aereo da Malpensa o Linate con Brussels Airlines e poi un’oretta di treno dall’ aereoporto di Bruxelles fino a Bruges/Brugge.
Una volta arrivati si affitta una bici (15 € al giorno, in molti hotel) e si pedala circondati dalla bellezza: delle case del 1400 affacciate sui canali, o delle piazze ricche di storia come quella del Burg e quella del Markt, entrambe dominate dalla Torre Civica (o di Belfort), alta 83 metri. Se avrete il coraggio di salire i suoi 366 gradini, dalla cima vi godrete il più bel panorama di Bruges. Senza dimenticare che la Torre ha uno dei carillon più complessi del mondo, con 47 campane, che si sentono in tutta la città (ma senza infastidire).
In una città così improntata all’arte non poteva mancare una importante manifestazione dedicata alla cultura contemporanea: l’edizione 2018 della Triennale d’Arte di Bruges è infatti in pieno svolgimento fino al 16 settembre. A questa manifestazione e alla sua ispirazione ecologista CorriereQuotidiano ha dedicato un articolo qui.
Tornando alle eredità culturali del passato, capolavori d’arte non potevano mancare nelle chiese della cattolicissima Bruges. Tre sono assolutamente imperdibili. Anzitutto la Chiesa di Nostra Signora, che spicca nel panorama per il suo campanile di mattoni alto 115 metri, conserva una ricca collezione di quadri e sculture fra cui una Madonna con Bambino di Michelangelo. Nota anche come Madonna di Bruges, la scultura fu realizzata dal geniale artista tra il 1503 e il 1505; era stata commissionata al Buonarroti da due mercanti fiamminghi proprio per sistemarla a Bruges.
La seconda chiesa imperdibile a Bruges è quella del Santo Sangue, gioiello del XII secolo su due piani: romanico il primo, neogotico il secondo. Da qui partono i fedeli nel giorno dell’Ascensione, quando una processione sfila in abiti medioevali per rievocare la quarta Crociata dopo la quale il Conte di Fiandra portò a Bruges la reliquia del Sangue di Cristo.
Tutto nella cittadina parla delle radici religiose della cultura fiamminga , a partire ovviamente dai quadri dei grandi maestri come Hyeronimus Bosch e Jan Van Eick esposti nel museo Groeninge. E questo vale anche per il terzo Tempio da non perdere, cioè la Cappella di Gerusalemme. Realizzata su tre piani prendendo a modello il Santo Sepolcro, si trova immersa negli ampi giardini della antica e illustre famiglia Adorno, e conserva – oltre a un’atmosfera mistica di grande fascino – capolavori come una Madonna di Luca della Robbia.
Tuttavia, quanto detto finora sull’abbondanza di opere d’arte non deve ingannare: Bruges non è una città-museo, bensì una città viva. Nel suo piccolo centro storico si muovono (o meglio pedalano) ventimila abitanti, oltre ai numerosi visitatori, e altri centomila nella gradevole città moderna che fa da contorno. Ovunque c’è il verde (e in periferia i mulini, ancora funzionanti) e sopratutto c’è l’acqua. I canali sono le vene in cui scorre la vita di Bruges, e le barche a motore che li solcano costituiscono, insieme alle biciclette, il mezzo migliore di scoprire gli angoli più peculiari di questa cittadina belga.
Come i luoghi che hanno contribuito a rendere famosa Bruges e a promuoverla a sito Unesco: i Beghinaggi. Erano antiche e originali istituzioni sociali per l’accoglienza e la protezione delle donne sposate i cui mariti partivano per le Crociate. Fu Papa Onorio III, nel 1216, a riconoscerli come «società religiose indipendenti per le donne». “Beghina” in italiano ha un significato quasi spregiativo che questa istituzione non merita assolutamente. Il più famoso di questi luoghi, il Grande Beghinaggio appunto, si presenta come un delizioso villaggio di casette immerso nel verde, accanto al famoso Lago dell’amore (nella prima foto di questo articolo). Oggi è abitato da qualche monaca e qualche anziana donna. È nel centro storico di Bruges ma è come se fosse in un’altra dimensione, e i turisti che vi arrivano capiscono che devono rispettarne la quiete.
Ci vuole una settimana per godere appieno di questa cittadina, dei suoi tesori d’arte e dei suoi angoli più romantici. Ma Bruges è anche un luogo in cui il palato ha la sua parte: ottimi ristoranti non mancano e pure lo street food è gustoso. Ai gourmet più esigenti bisogna segnalare il ristorante Den Gouden Harynck (“La buona aringa”) dello chef Philippe Serruys (1 stella Michelin) che fa cucina della tradizione rivisitata con eleganza. Ma più in generale ci si deve fermare alle bancarelle del mercato del mercoledì nella Piazza del Markt, per comprare (o apprezzare sul posto) il “cibo di strada”: i croccanti waffel da mangiare con miele o nutella o marmellate, il foie gras, i pesci affumicati, i pani fragranti, le salsicce aromatizzate alle spezie, gli asparagi bianchi.
Senza dimenticare Sua Maestà il Cioccolato Belga: a Bruges ci sono 55 cioccolaterie! Il problema è che sono tutte ottime. Un indirizzo trendy? The Chocolate Line, adorato dai giovani. Il patron, Dominique Persoone, è un giovane chef che ha idee brillanti, come il rossetto al cacao e lo “sniffatore di cacao”, un oggetto che ha inventato per i Rolling Stones, amici suoi. Il motto di Dominique ovviamente è: «Il cioccolato è rock».