A dieci anni dal tragico incidente nucleare di Fukushima, secondo le stime del governo, ci sono almeno 35.000 persone ancora sfollate, e le cause legali per il risarcimento dei danni continuano in tutto il Paese.
“La decontaminazione è insufficiente e temporanea: le aree tendono a ricontaminarsi per la risospensione di elementi radioattivi dalle aree boscate. Inoltre il lento smantellamento di Fukushima Daichi sta sollevando un allarme globale, per l’elevata quantità di acqua radioattiva che viene generata e immagazzinata sul posto, che aumenta giorno dopo giorno” dichiara Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia.
Greenpeace Giappone ribadisce il suo appello affinché, dopo Fukushima, il governo costruisca un futuro migliore, promuovendo politiche di sviluppo delle rinnovabili invece di continuare a puntare su carbone e nucleare.
“Siamo solidali con coloro che hanno sofferto e continuano a soffrire per le conseguenze di questo terribile disastro nucleare” afferma Sam Annesley, direttore esecutivo di Greenpeace Giappone. “Dopo anni di forte dipendenza dal nucleare, il Giappone si trova a un bivio. Dopo l’incidente nucleare di Fukushima Daiichi, il governo giapponese ha iniziato a promuovere le centrali a carbone che hanno portato tuttavia un altro problema: l’accelerazione della crisi climatica. A livello globale, i prossimi 10 anni saranno un periodo decisivo per i governi mondiali per mitigare gli effetti catastrofici dell’emergenza climatica su persone e biodiversità. Il Giappone dovrebbe rivedere urgentemente le sue politiche energetiche a favore delle fonti rinnovabili pulite e sicure”.