(di Paolo Levi)
PARIGI – E’ la fine di una lunghissima saga giudiziaria. Il laboratorio farmaceutico francese è stato condannato oggi, al termine di uno dei processi più importanti degli ultimi anni, per “omicidio plurimo colposo” e “frode aggravata” nello scandalo del suo farmaco anti-fame Mediator, accusato di essere responsabile della morte di 1.500-2.100 persone.
Una sentenza che, al netto di ricorsi in appello, mette fine ad un battaglia durata oltre dieci anni e che ha ispirato anche un libro e un film di successo, ‘150 milligrammi’, dedicato alla storia di Irene Frachon, la coraggiosissima donna medico che per prima denunciò tutto, sfidando il potere politico, le autorità sanitarie e le case farmaceutiche. Ora i laboratori Servier dovranno pagare 180 milioni di euro alle vittime, oltre che una multa di 2,7 milioni.
Introdotto nel mercato nel 1976, il Mediator è stato prescritto prima come rimedio contro l’eccesso di grassi nel sangue, poi come trattamento coadiuvante nei diabetici in sovrappeso. Anche se l’applicazione più diffusa è stata quella di farmaco anti-fame per le diete dimagranti. Usato da 5 milioni di persone in 33 anni di commercializzazione, è all’origine di gravi lesioni alle valvole cardiache ed ipertensione alle arterie polmonari. Una patologia rara e mortale, che secondo un’expertise giudiziaria potrebbe essere responsabile di 2.100 decessi nel lungo periodo. I primi allarmi furono lanciati nel 1998 e lasciati inascoltati.
Solo grazie all’impegno in prima persona di Irene Frachon, la pneumologa che ha messo in gioco la sua vita personale (è madre di quattro figli) e la sua carriera, continuando a indagare e a denunciare malgrado intimidazioni e minacce, il caso è esploso e il medicinale finalmente è stato ritirato nel novembre 2009. “Nonostante le conoscenze che avevano sui rischi incorsi da tantissimi anni”, i laboratori Servier “non hanno mai introdotto le misure necessarie e hanno così ingannato i consumatori”, ha dichiarato la presidente del tribunale, Sylvie Daunis, insistendo sull’ “estrema gravità” della truffa, “di portata inedita e considerevole”, e di cui “sono state vittime migliaia di pazienti”. Un atteggiamento, quello del laboratorio francese, che ha “spezzato la catena di fiducia” tra produttori farmaceutici e consumatori, “indebolendo la fiducia nel sistema sanitario”.
Uno degli avvocati dell’azienda, Francois de Castro, ha detto di voler analizzare “la sentenza molto lunga, di circa 3.500 pagine”, prima di optare o meno per un eventuale ricorso in appello. Jean-Philippe Seta, ex numero 2 del gruppo ed ex braccio destro del potentissimo Jacques Servier, il patron dell’azienda scomparso nel 2014, è stato condannato a quattro anni di carcere con la condizionale oltre che ad una multa di 90.600 euro. Anche lui dovrà indennizzare le vittime. Condannata ad una multa di 303.000 euro anche l’Agenzia nazionale francese per la sicurezza del farmaco (ANSM, ex Afssaps), che secondo i giudici ha “gravemente fallito nella sua missione di polizia sanitaria”. Il film è basato a sua volta sul libro scritto nel 2010 da Irene Frachon, ‘Mediator 150 Mg’, che Servier aveva provato, riuscendoci inizialmente, a far ritirare sul mercato.
Fonte Ansa.it