In Birmania “i militari non hanno l’appoggio della gente” e contro i golpisti hanno solo la forza della loro protesta: una situazione che potrebbe portare a un “grave conflitto civile”: lo dichiara, avendolo constatato di persona sul posto da Yangon, l’unica voce della stampa occidentale ammessa nel travagliato Paese asiatico post golpe, l’inviata della Cnn Clarissa Ward.
Intervistata dai suoi colleghi di Cnn negli Usa, Ward racconta di essere costantemente seguita da una scorta di persone, di non aver potuto dormire in albergo a Yangon ma di essere invece obbligata a vivere in un compound militare, “isolato dall’esterno, senza poter uscire né entrare liberamente”. Il primo giorno – racconta – “ero con un convoglio di 6 camion pieni di soldati”. Alcuni giorni fa, racconta Clarissa Ward, le è stato finalmente consentito di andare in uno spazio pubblico: ‘Abbiamo iniziato a filmare in un mercato all’aperto e subito la gente ha iniziato a venire da noi, parlando e mostrando il segno delle tre dita, diventato il simbolo di questa protesta. Ci hanno raccontato le loro storie, che non c’è pace e di essere spaventati. E’ stato importante avere il loro punto di vista”, ha detto alla Cnn.
Ma mentre intervistavano, “le persone di scorta filmavano con i loro cellulari e prendevano nota dei nomi”. Poi ci sono stati arresti: “Una donna ci è corsa dietro, tremava come una foglia, dicendoci che tre persone che avevamo intervistato erano state arrestate”. Poi si è saputo che gli arrestati erano almeno 11, secondo gli stessi militari.
Ward ha infatti ottenuto, con molta più facilità, di intervistare in video a quattr’occhi il portavoce dell’esercito, gen. Zaw Min Tum. Perché gli arresti? Che crimine hanno mai commesso? gli chiede l’inviata Cnn. “Non hanno commesso alcun crimine”, risponde il portavoce militare, in un immacolato vestito bianco, parlando di ben 11 arresti in uno stralcio dell’intervista montata nel collegamento video con la Cnn da Yangon. “Le forze di sicurezza erano solo preoccupate che potessero iniziare una protesta nel mercato. Il governo ha dato disposizione di rilasciarli al più presto”, aggiunge il portavoce. “Ora – dice Ward – sappiamo con certezza che 8 sono stati rilasciati” Siamo venuti qui in Birmania “pensando che avremmo avuto libertà di movimento. Siamo venuti con il permesso dei militari, con tutto ciò che questo comporta. Ma sentivamo comunque che fosse di vitale importanza venire a vedere con i nostri occhi cosa stesse succedendo e confrontarci con le persone responsabili di questa violenza”, spiega la giornalista americana. “Perché ci hanno lasciato entrare? Perché i militari vogliono far sentire la loro campana”, perché vedono la protesta come pericolosa e distruttiva per l’economia. “Ci hanno fatto parlare con persone minacciate dai protestatari, umiliate e ci hanno fatto vedere edifici a loro dire vandalizzati dai manifestanti. “Il Paese, conclude Ward, potrebbe essere sulla strada di un violento conflitto civile”. (ANSA).
Fonte Ansa.it