Salgono a 1,1 milioni di tonnellate i cibi ed i vini invenduti dall’inizio della pandemia per i crollo delle attività di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi che travolge a valanga interi settori dell’agroalimentare Made in Italy. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia la presenza di migliaia di agricoltori, allevatori, pescatori, viticoltori e casari che soffrono insieme ai ristoratori in piazza con la Fipe. L’ organizzazione agricola sottolinea che “si stima che 330 mila tonnellate di carne bovina, 270 mila tonnellate di pesce e frutti di mare e circa 220 milioni di bottiglie di vino non siano mai arrivati nell’ultimo anno sulle tavole dei locali costretti ad un logorante stop and go senza la possibilità di programmare gli acquisti anche per prodotti fortemente deperibili”. Coldiretti rileva che “chiusure forzate, limitazioni negli orari di apertura, divieti agli spostamenti, drastico calo delle presenze turistiche e la diffusione capillare dello smart working hanno devastato i bilanci dei servizi di ristorazione e tagliato drammaticamente i livelli occupazionali ma le conseguenze si fanno anche sentire direttamente sui fornitori”. Viene specificato nel dettaglio che “la drastica riduzione dell’attività pesa infatti sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco”. Coldiretti aggiunge che “al danno economico ed occupazionale si aggiunge il rischio di estinzione per oltre 5 mila specialità dell’enogastronomia locale, dai formaggi ai salumi fino ai dolci, per la mancanza di sbocchi di mercato per l’assenza di turisti e la chiusura di ristoranti e agriturismi dove le tradizioni dai campi alla tavola sono tramandate da secoli”.
Per quanto riguarda in particolare il vino, la Coldiretti fa sapere che sono circa 200 milioni i litri in più rispetto allo scorso anno invenduti nelle cantine italiane per effetto della chiusura di ristoranti, bar ed enoteche in Italia e all’estero; una situazione che ha fatto crollare i consumi fuori casa con gravi difficoltà per il settore vitivinicolo, più accentuate per i vini a denominazioni di origine e indicazione geografica, a maggior valore aggiunto.
Secondo l’ultimo aggiornamento reso disponibile dal Ministero delle Politiche Agricole al 31 marzo 2021 giacciono in cantina 5,6 miliardi di litri di vino invenduti.
Si tratta di produzioni di alta qualità in un Paese come l’Italia che è leader mondiale davanti alla Francia con la produzione tricolore destinata per circa il 70% a vini Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 % per i vini da tavola.
In gioco, conclude la Coldiretti, c’è il futuro del primo settore dell’export agroalimentare Made in Italy che sviluppa un fatturato da 11 miliardi di euro e genera opportunità di lavoro per 1,3 milioni di persone. (ANSA).
Fonte Ansa.it