Secondo uno studio dell’Università di Pittsburgh il continuo confronto con le vite e le opinioni altrui porta a un senso di inadeguatezza
Secondo uno studio statunitense un “like” o un commento positivo non hanno lo stesso impatto di una critica e non consentono di diminuire il senso di frustrazione. Una sensazione di inadeguatezza che sarebbe il frutto del continuo confronto con le vite e i post degli altri.
Il “pollice verso” sui social ha un impatto maggiore dei like: a ogni aumento del 10% di feedback negativi il rischio di depressione aumenta del 20%.
“Un errore che si fa pensando ai social media è immaginare che se si ci si allontana da una piattaforma la vita sociale sia finita” – ha detto Michael Schoenbaum, del National Institute of Mental Health, che ha partecipato alla ricerca. – “Come genitore, penso che darci un taglio debba essere un’opzione”.
I ricercatori dell’Università di Pittsburgh, hanno analizzato 1.179 studenti di età compresa tra 18 e 30 anni ai quali è stato chiesto di stimare quale percentuale delle loro interazioni sui social genera commenti positivi.
Poi sono stati valutati i sintomi della depressione dei partecipanti e, in particolare agli studenti, è stato chiesto quanto spesso nella settimana precedente si fossero sentiti senza speranza, impotenti o depressi.
Parlando dei risultati, il dottor Brian Primack, a capo del team che ha condotto la ricerca, ha dichiarato: «Le cose negative che incontriamo nel mondo contano di più di quelle positive. Se sei un professore e hai quattro classi diverse, la quarta classe che va male assorbe tutta la tua energia mentale». Schoenbaum, però, ha aggiunto che lo studio è «frustrante» in quanto non riesce a spiegare come i social provochino «disagio psicologico alle persone».
Alcuni mesi fa, invece, uno studio dell’Università di Lancaster suggeriva che postare un’immagine online ogni giorno facesse stare meglio: la foto giornaliera incoraggerebbe il morale delle persone, aiutandole a far frote a un lutto o a una malattia in famiglia.