Grida ‘Allah Akbar’ ed accoltella a morte una poliziotta: nonostante il lockdown e gli oltre 100.000 morti dovuti al coronavirus, non c’è fine al terrore jihadista in Francia. Una funzionaria di polizia di 49 anni è stata uccisa oggi con colpi di pugnale alla gola all’ingresso di un commissariato di Rambouillet, una sessantina di chilometri a sud-ovest di Parigi. L’aggressore, un tunisino, è stato a sua volta ferito a morte dal fuoco di risposta degli agenti.
“Nella lotta lanciata al terrorismo islamista non cederemo di un passo”, ha avvertito il presidente Emmanuel Macron in un tweet pubblicato nel tardo pomeriggio. “Era una poliziotta, Stéphanie – sottolinea Macron – è stata uccisa nel suo commissariato di Rambouillet, sulle terre già straziate del dipartimento di Yvelines. La Nazione è al fianco della sua famiglia, dei suoi colleghi e delle forze dell’ordine”. Sostegno e solidarietà sono arrivate anche dall’Unione europea.
Negli ultimi anni la Francia è stata già duramente colpita da questo genere di attacchi, in particolare contro funzionari di polizia, come indicato dai folli dettami di morte dell’Isis. Appena due giorni fa si era celebrato l’anniversario dell’uccisione del capitano di polizia Xavier Jugelé, vittima di un attacco jihadista sugli Champs-Elysées il 20 aprile 2017. Secondo diversi sindacati di polizia citati da BFM-TV, anche oggi l’attentatore avrebbe gridato ‘Allah Akbar’ come spesso accaduto in passato. Sul luogo dell’attacco si sono recati il premier Jean Castex e il ministro dell’Interno Gérald Darmanin.
“La nostra determinazione per lottare contro il terrorismo sotto ogni forma è più che mai intatta”, ha assicurato il premier, giunto ad esprimere personalmente il suo sostegno ai “poliziotti e funzionari del commissariato”. I fatti su cui ora indaga la procura antiterrorismo si sono verificati intorno alle 14.20, all’ingresso della stazione di polizia. L’agente, che aveva un ruolo amministrativo e non di pattugliamento, rientrava dalla pausa pranzo quando l’assalitore le ha inferto due colpi di coltello alla carotide, secondo i primi elementi dell’inchiesta. Al momento dell’attacco, Stéphanie era disarmata ed è morta poco dopo, sul posto.
Lavorava a Rambouillet da 28 anni ed oggi lascia due figlie di 18 e 13 anni. Ucciso anche l’assalitore, un tunisino di 36 anni, finora ignoto agli 007 francesi, morto per arresto cardiaco dopo essere stato colpito dal fuoco di un agente. Secondo gli inquirenti, era arrivato in Francia nel 2009 e solo in seguito regolarizzato.
Nel giugno del 2016, il dipartimento delle Yvelines, nell’hinterland sconfinato di Parigi, fu teatro di un altro sanguinoso attacco. Quando una coppia di funzionari di polizia fu barbaramente uccisa nella loro villetta di Magnanville dalla furia omicida di un sedicente attentatore dell’Isis. Sempre nello stesso dipartimento, 6 mesi fa, il 16 ottobre, venne assassinato Samuel Paty, il prof di scuola decapitato da un diciottenne originario della Cecenia. Dopo l’attacco di Rambouillet, Darmanin ha chiesto ai prefetti di rafforzare la sicurezza intorno ai commissariati.
L’odierna aggressione ricorda quella del dicembre 2014 al commissariato di Joué-les-Tours, nel dipartimento di Indre-et-Loire, dove l’assalitore venne gravemente ferito da tre poliziotti al grido di ‘Allah Akbar’. Soltanto in Francia, dal 2015, sono oltre 260 i morti caduti sotto i colpi del terrorismo jihadista. L’ultimo attacco contro gli agenti risale al 3 ottobre 2019, quando un impiegato della prefettura di polizia di Parigi accoltellò a morte tre poliziotti e un agente amministrativo prima di essere a sua volta abbattuto.
Sulla vicenda è intervenuto anche il leader della Lega Matteo Salvini, allineandosi alle posizioni dell’alleata Marine Le Pen. “L’assassino, entrato da clandestino in Francia più di dieci anni fa, era stato regolarizzato nel 2019. Ha ragione Marine Le Pen: chi entra illegalmente va solo espulso”, ha scritto su Twitter.
Nel mare di reazioni, c’è anche quella del Consiglio francese del culto musulmano (Cfcm) che condanna con forza quanto accaduto: “Questo atto barbaro, che sarebbe stato accompagnato dal grido ‘Allah Akbar’, è un orrore che nessuna religione può accettare“.
Fonte Ansa.it