(ANSA) – BARI, 29 APR – La prima sezione penale del Tribunale
di Bari ha condannato l’ex direttore generale della Asl di Bari
Domenico Colasanto alla pena di 3 anni e 6 mesi di reclusione
per la morte della psichiatra barese Paola Labriola, uccisa da
un paziente il 4 settembre 2013 con 57 coltellate nel centro di
salute mentale di via Tenente Casale, nel quartiere Libertà di
Bari. Colasanto è stato ritenuto responsabile del reato di
omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme per la
prevenzione degli infortuni sul lavoro, riqualificato rispetto
alle contestazioni di morte come conseguenza di altro delitto,
omissione di atti d’ufficio. Per la compilazione di un falso Dvr
(Documento di valutazione dei rischi) della struttura, l’ex
funzionario Asl Alberto Gallo è stato condannato alla pena di 3
anni di reclusione.
Colasanto e il responsabile civile Asl Bari sono stati
inoltre condannati al risarcimento danni da quantificarsi in
sede civile nei confronti dei familiari della vittima,
costituiti parte civile, con provvisionali pari a 50 mila per
ciascuno dei quattro famigliari conviventi, il marito e i tre
figli, e pari a 30 mila per ciascuno dei tre familiari non
conviventi, l’ex marito, la sorella e la mamma. Gallo è stato
condannato invece al risarcimento danni nei confronti della Asl,
costituita anche parte civile.
Il Tribunale ha poi assolto Colasanto e Gallo dal reato di
induzione indebita a dare o promettere utilità e Gallo anche
dalle altre contestazioni di falso. Sono stati assolti da tutte
le accuse gli altri quattro imputati, l’ex segretario di
Colasanto, Antonio Ciocia, e un altro dipendente Asl, Giorgio
Saponaro, imputati in concorso con l’ex dg di induzione
indebita, i due funzionari Baldassarre Lucarelli e Pasquale
Bianco accusati di falso materiale in atto pubblico. (ANSA).
Fonte Ansa.it