A Roma e Torino, due città dove nel 2016 il Pd ha straperso e dove sono andate al governo due sindache sul cui operato il nostro giudizio è negativo, non c’è possibilità di alcuna convergenza“, afferma il segretario del Pd Enrico Letta in una intervista al Messaggero.
“Il nostro giudizio sulla Raggi è molto negativo – proesegue Letta – Roma ha perso veramente tante occasioni , è scesa nella scala italiana , europea, globale. Lo dico da cittadino, in primo luogo. E’ per questo che abbiamo deciso che non potevamo che andare al voto da soli, vista la volontà – legittima – di Virginia Raggi di candidarsi. Detto questo continua il nostro rapporto con il M5s. Ma è evidente che queste amministrative potevano aiutare a fare passi avanti più solidi. Ora bisogna semplicemente e con grande pragmatismo prendere atto e andare avanti pensando che abbiamo fatto la scelta migliore”.
“Il Pd e il centrosinistra si presentano alla città di Torino con un percorso partecipato, che coinvolgerà migliaia di cittadini e che merita il rispetto di tutti”. Lo precisa, interpellato dall’ANSA, il responsabile enti locali del Pd, Francesco Boccia. “Sarebbe stato bello avere in questo processo partecipativo il Movimento 5 Stelle, non è accaduto e ne rispettiamo le scelte, come vogliamo vengano rispettate le scelte dell’intero centrosinistra”, aggiunge invitando l’ex premier Giuseppe Conte a “seguire il movimento partecipativo che si genera con le primarie e ad averne grande rispetto”.
“Lo scenario che mi sento di escludere al 100% è che noi appoggiamo il Pd al ballottaggio”, era stata categorica la sindaca di Torino Chiara Appendino, ieri, interpellata in merito alle elezioni amministrative. “Come ha detto qualcuno – sottolinea – i matrimoni combinati non funzionano. O costruisci un progetto politico prima, in cui tutti credono e che crea coinvolgimento, oppure non funzionano. E non funzionano certamente in 10 giorni tra primo e secondo turno”.
Un programma pronto con riforme economiche e sociali, “per l’Italia dei prossimi 5 anni”, da presentare “entro questo mese”. Così l’ex premier Giuseppe Conte sul Fatto quotidiano, in una lunga intervista, parla del M5s e tocca diversi argomenti, dal rapporto con il Pd (con cui “sono impegnato in un dialogo alla pari senza subalternità”) a Matteo Renzi – che dopo l’esperienza di governo non ha mai più sentito ma che “non escludo in futuro di incrociare in qualche autogrill” – dal ponte sullo Stretto (su cui bisogna “studiare bene le carte” con “una istruttoria tecnica di supporto alla valutazione politica: non ci infiammiamo ideologicamente”) all’ipotesi di Mario Draghi al Quirinale. “In questi due mesi ho preparato un programma con tante riforme economiche e sociali – osserva Conte – andrà condiviso, dovrà crescere col contributo della società civile e dei territori. Sarà un movimento intriso di cultura ecologica, saremo all’avanguardia in questo. Saremo dalla parte dell’inclusione e della giustizia sociale”. “Per rifondare una forza politica occorre del tempo – rileva parlando dei 5s – ora siamo pronti. Abbiamo una carta dei principi e dei valori, un nuovo statuto, una piattaforma di voto alternativa: a giorni avremo i dati degli iscritti, perché non può che essere così. Il doppio mandato non è attualmente nello Statuto e quindi non sarà nel nuovo Statuto. È un tema che affronteremo più avanti in un confronto alla luce del sole”. Quanto a Casaleggio “la direzione politica del M5s va distinta dalla gestione tecnica della piattaforma. Purtroppo da parte dell’Associazione Rousseau c’è stata una pressante ingerenza nelle scelte politiche”. L’arrivo di Mario Draghi: “l’approccio migliore nei confronti del premier Draghi, che ha indiscusse qualità, è condividere con lui la complessità della fase emergenziale che stiamo attraversando. Sostenerlo in modo leale. Chi oggi dice ‘vedo bene Draghi al Colle sembra quasi voglia liberare una casella al governo. Non è responsabile nei confronti dei cittadini dire in questo momento, con tutti i problemi in corso, che Draghi deve andare al Quirinale”. “Nel rapporto con il Pd sono impegnato in un dialogo alla pari, senza alcuna subalternità – osserva Conte – io non ho mai avuto dubbi sul sostegno alla sindaca”; sulla candidatura di Nicola Zingaretti “li ho avvertiti che avrebbe potuto avere ripercussioni serie sulla tenuta del governo regionale. Ma non ci stracciamo le vesti se non proponiamo una soluzione congiunta. Anche a Torino: cerchiamo di trovare sinergie, c’è un candidato della società civile che può mettere insieme tutti ed essere molto competitivo”.
Fonte Ansa.it