Per il mondo dell’università potrebbe presto affacciarsi all’orizzonte una piccola rivoluzione. Se prima della pandemia chi voleva frequentare un corso di laurea, subito dopo la Maturità, si rivolgeva quasi in modo automatico verso gli atenei tradizionali, i fatti dell’ultimo anno potrebbero aver modificato gli equilibri. Il ricorso generalizzato alla didattica a distanza sembra aver assottigliato la distanza che, nell’immaginario collettivo, separava il blasone delle università ‘fisiche’ da quello delle ‘telematiche’. Così, ragionando in prospettiva, più di 1 futura matricola su 2 potrebbe valutare l’iscrizione in un ateneo online. A segnalarlo una ricerca effettuata dal portale Skuola.net, in collaborazione con il CFU – Centro Formativo Universitario, su un campione di 5.500 alunni delle scuole superiori.
Tra chi è intenzionato a proseguire gli studi dopo il diploma, infatti, il 49% non avrebbe problemi a frequentare un corso di laurea erogato completamente via Internet. Il vero discrimine sarebbe un’offerta formativa convincente, non la modalità d’insegnamento. Inoltre, 1 studente su 20 è già convinto che un’università telematica sarebbe più adatta alle sue esigenze. A conti fatti, meno della metà (47%) si affiderebbe a occhi chiusi ai classici atenei. Un approccio, quello dei ragazzi, che avrebbe il benestare anche della maggior parte dei genitori (l’indagine ne ha coinvolti circa 600): oltre 6 su 10 appoggerebbero l’eventuale decisione del figlio di iscriversi in una ‘telematica’, solamente il 28% si opporrebbe esplicitamente.
I numeri tornano anche quando si entra nel vivo del modello didattico proposto, somministrato esclusivamente online: per la metà degli studenti delle superiori (52%) può essere assolutamente valido anche un corso di laurea ‘frequentato’ tutto in e-learning; più o meno gli stessi (51%) sostengono che una laurea conseguita via web possa tranquillamente avere il medesimo valore di un titolo simile ottenuto frequentando un ateneo vecchio stampo; ancor di più (62%) pensano che l’e-learning non abbassi la qualità della formazione.
Un’apertura di credito, quella nei confronti degli atenei online, che è aumentata proprio durante il difficile periodo appena trascorso (e dal quale dobbiamo ancora uscire fuori). Più di 1 studente su 3, infatti, dice che l’opinione sulle università digitali è cambiata in positivo dallo scoppio della pandemia in poi; con la metodologia didattica essenzialmente di tipo telematico che si è trasformata improvvisamente da tallone d’Achille a elemento distintivo. Quasi tutti gli intervistati – oltre 9 su 10 – sono d’accordo proprio sul fatto che, con il forzato passaggio, nel giro di poche settimane, da un modello d’insegnamento in presenza alla Dad al 100%, le ‘telematiche’ abbiano sfruttato un vantaggio competitivo frutto di anni di esperienza e, per quasi la metà di loro (43%), gli atenei tradizionali a distanza di dodici mesi non sono ancora riusciti a recuperare il gap.
Una tesi, questa, avvalorata dall’esperienza di chi questo delicato momento l’ha vissuto sulla propria pelle: gli attuali universitari. Tra gli iscritti negli atenei tradizionali – l’indagine ne ha intercettati un migliaio – circa 1 su 4 si è detto insoddisfatto del modo con cui la propria università ha gestito l’insegnamento ‘da remoto’.
Ma c’è di più: se potessero tornare indietro e alla luce di quanto accaduto da febbraio 2020 in poi, il 53% farebbe una scelta diversa; una metà dei quali in maniera assolutamente convinta confidando nella maggiore efficacia degli insegnamenti a distanza di una telematica, l’altra metà nella speranza di trovarsi meglio rispetto all’esperienza attuale ‘a distanza’ in un ateneo tradizionale.
E, ragionando in prospettiva, quasi 4 su 10 per una laurea di secondo livello o per un master universitario prenderà seriamente in considerazione di passare a una ‘telematica’: il 10% lo farà quasi certamente, il 29% soprattutto se si continuerà con la Dad anche in futuro. A cui va aggiunto un 30% che, pur non bocciando la propria università, non esclude il salto. Numeri che, considerati nel loro insieme, testimoniano un netto miglioramento della percezione delle università telematiche da parte degli studenti italiani.