A casa CR7 e la Pulce: godiamoci Mpappè
Questo mondiale doveva sancire, una volta per tutte, chi è il più forte tra Cristiano Ronaldo e Lionel Messi. I due assi che hanno cannibalizzato il pallone d’oro dell’ultimo decennio, dal 2008 vincono solo loro con 5 assegnazioni a testa, e su cui stampa specializzata e tifosi discutono su chi sia il più forte.
Messi e Ronaldo giocavano al tempo stesso un’altra partita, forse ancora più importante per loro, salire sul podio dei più grandi di sempre, scalzando, o più realisticamente avvicinando, coloro che sono ritenuti i migliori: Pelè, Maradona e Di Stefano (o in alternativa a quest’ultimo Cruijff). Per farlo era necessaria una super impresa: un mondiale vinto da protagonisti.
Il 30 giugno, però, Messi e Ronaldo hanno visto svanire, a poche ore di distanza l’uno dall’altro, questa possibilità. Il primo è stato eliminato prima dall’insipienza della guida tecnica dell’Argentina e poi dalla forza dell’avversaria, la Francia, che, a questo punto, sembra la più seria accreditata al titolo. Riguardo a chi ha deciso la formazione dell’Albiceleste si potrebbe aprire un dibattito: è colpa di Sampaoli o della commissione interna che l’ha defenestrato, dettandogli i nomi da schierare sul campo? Chiunque sia stato, molti sostengono che la formazione sia stata imposta da Mascherano o dallo stesso Messi, vedere in panchina un tale ben di Dio di attaccanti, Aguero, Higuain e Dybala, è un insulto al calcio. Se a questi aggiungiamo Icardi (lasciato a casa, a quanto pare, anche in questo caso per decisioni di spogliatoio), l’Argentina ha affrontato la Francia rinunciando a 108 gol, se andiamo a sommare le reti fatte in competizioni ufficiali, nel corso della stagione, dai 3 esclusi e dall’interista. Una follia. L’Argentina poteva e doveva fare meglio, ma soprattutto Messi doveva fare meglio, invece di scomparire a 20 metri dalla porta, spogliandosi delle sue angosce quando veste la maglia della nazionale. In pochi hanno notato che l’ottimo Didier Deschamps ha neutralizzato Messi con una marcatura ad personam, utilizzando Kolo Kante ad uomo su di lui. C’è quindi anche un po’ d’Italia in questo mondiale, visto che Kante ha avuto l’onestà di ammettere che la sua esplosione è stata dovuta agli insegnamenti di due tecnici nazionali: Ranieri al Leicester e Conte al Chelsea.
Un po’ d’Italia c’è anche nella vittoria dell’Uruguay contro il Portogallo. Gli uruguagi, infatti, sono la squadra che più somiglia al nostro vecchio modo d’intendere il calcio: difesa attenta, diciamo assatanata, e contropiede letale. In Italia, purtroppo, non sappiamo più difendere così. Gli uruguagi sì e la quasi insuperabile coppia dell’Atletico Madrid Godin-Gimenez ha murato l’attacco portoghese.
L’uscita di scena di Cristiano Ronaldo, però, ha molte più attenuanti di quella di Messi. Il Portogallo non ha lasciato a casa o in panchina fenomeni e Ronaldo si è sempre caricato la squadra sulle spalle. Su di lui il maestro Tabarez ha costruito una gabbia difensiva che ha funzionato a meraviglia, limitandone la pericolosità.
Questo mondiale, quindi, ci lascerà ancora il dubbio: è più forte Messi o Ronaldo? Intanto godiamoci Mpappé, che come velocità d’esecuzione ricorda un altro Ronaldo, il brasiliano Ronaldo Luís Nazário de Lima, il fenomeno, e che promette di allietarci con i suoi gol per il prossimo decennio.