(ANSA) – BOLOGNA, 04 GIU – Per diagnosticare, e anche per
curare, un tumore si potrebbe cominciare ad ‘ascoltarlo’. È
quanto suggerisce un gruppo internazionale di ricerca coordinato
dall’Università di Bologna in uno studio pubblicato sulla
rivista Advanced Functional Materials. Il team ha messo a punto
un sistema innovativo che, sfruttando l’effetto fotoacustico (la
trasformazione dell’energia luminosa in onda sonora dei tessuti)
potrebbe permettere non solo di identificare con maggiore
precisione le cellule tumorali, ma anche di guidarne
l’eliminazione.
I risultati dello studio, spiegano gli scienziati, mostrano
come si potrebbe utilizzare una particolare molecola a base di
carbonio, chiamata ‘fullerene’, per creare uno strumento utile
sia alla diagnosi sia alla terapia dei tumori.
“Il fullerene è in grado di incrementare le potenzialità
diagnostiche della microscopia fotoacustica, aumentandone in
modo significativo la risoluzione spaziale, e questo sia che si
stia guardando all’intero organo sia che l’osservazione riguardi
un livello sub-cellulare”, spiega Matteo Calvaresi, coordinatore
della ricerca. Lo studio apre “alla possibilità di un impiego
dell’effetto fotoacustico nella diagnostica medica che permetta
di rilevare singole cellule tumorali attraverso nuovi mezzi di
contrasto”.
Il fullerene, non solubile in acqua e quindi di difficile
impiego nelle applicazioni biomedicali, è stato “nascosto” dai
ricercatori: il cavallo di Troia in questo caso è una proteina
naturale. “Il prossimo passo – aggiunge Calvaresi – sarà
riuscire a introdurre le molecole di fullerene in maniera
selettiva solo all’interno delle cellule tumorali”.
La pubblicazione è avvenuta insieme all’Università di Bari,
al Cnr di Bologna e al TranslaTUM (Germania). La ricerca è stata
resa possibile grazie a progetti sostenuti da Fondazione Airc.
(ANSA).
Fonte Ansa.it