(ANSAMed) – BEIRUT, 14 GIU – I resti di corpi di più di
120 vittime di uno dei più atroci massacri commessi dallo ‘Stato
islamico’ in Iraq sono stati riesumati da una fossa comune
vicino alla città settentrionale di Mosul, per tre anni dal 2014
diventata la ‘capitale’ dell’Isis.
Si tratta di 123 vittime, in larga parte musulmani sciiti, della
strage di 600 detenuti della prigione di Badush commessa nel
2014 dall’Isis.
I circa 3mila prigionieri del carcere di Badush, attaccato da
miliziani dello ‘Stato islamico’, furono separati in base
all’appartenenza religiosa e la maggioranza degli sciiti furono
condotti nel deserto e fucilati sul ciglio di un crepaccio,
quindi i loro corpi furono gettati nel burrone.
Alcuni dei sopravvissuti, salvatisi per miracolo perché
saltati nel crepaccio pochi attimi prima della fucilazione,
hanno raccontato di aver sentito dalla conta dei prigionieri che
le persone che stavano per essere fucilate erano poco più di
600.
Secondo quanto riferito da media iracheni e internazionali,
i campioni di DNA dei corpi dei 123 corpi finora portati alla
luce dovranno ora essere identificati tramite il confronto con i
dati che i familiari delle vittime metteranno a disposizione
delle autorità.
L’Onu afferma che finora in Iraq sono state scoperte più di
200 fosse comuni contenenti i resti di circa 12mila persone.
L’Isis, che ha controllato ampie zone dell’Iraq occidentale
e della Siria orientale tra il 2014 e il 2019, è accusato di
aver commesso crimini equiparabili a crimini di guerra, contro
l’umanità e genocidio. (ANSAMed).
Fonte Ansa.it