La reazione dell’ex-ministro dello Sviluppo Calenda fa pensare più all’ennesima lotta interna al PD che a una verifica di legalità e all’interesse nazionale. In una lettera a Di Maio Emiliano solleva in ogni caso dubbi fondati
“Data l’importanza della procedura di cessione qualsiasi ulteriore verifica di legalità e conformità alle norme è, quel che mi concerne, benvenuta”. Cosi’ l’ex ministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda, commenta sul social Twitter la lettera che ieri il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, del Pd, ha inviato al ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, dei Cinque Stelle, paventando possibili irregolarità nella gara che un anno fa – con Calenda ministro – ha portato Arcelor Mittal ad aggiudicarsi l’Ilva battendo la concorrenza di Acciaitalia. E rispondendo a chi sempre sul social gli fa osservare che Emiliano “dovrà avere la dignità di dare le dimissioni quando l’Anac dirà che è tutto a posto”,Calenda scrive: “Ma figurati, ha fatto ricorsi su ogni provvedimento dei ns Governi e ha sempre perso. La Consulta ha confermato validità del divieto di permanenza nella Magistratura e nel partito non ha mosso muscolo”. E’ stato lo stesso Di Maio ad annunciare che Emiliano gli ha inviato una lettera sulla gara Ilva lanciata dai commissari all’inizio del 2016 e poi aggiudicata a giugno 2017.
“Prendiamo atto della lettera”, dice Di Maio, dove “si denunciano irregolarità sulla gara con cui Arcelor Mittal si è aggiudicata Ilva”. Nessuna reazione, invece, per il momento da parte dei sindacati. Negli ambienti delle sigle metalmeccaniche si manifesta comunque qualche perplessità sulla lettera del governatore pugliese e si osserva che le irregolarità sospettate, vengono indicate ben 13 mesi dopo la conclusione della gara di aggiudicazione. Emiliano, in particolare, chiede a Di Maio di “disporre opportune verifiche sulla correttezza della procedura di gara espletata, eventualmente avvalendosi dell’Anac, organo deputato istituzionalmente alla vigilanza e controllo delle procedure di affidamento di contratti ad evidenza pubblica”. Emiliano mette a confronto le due offerte in gara un anno fa, ovvero Am Investco, controllata da Mittal, e Acciaitalia con Jindal e Cassa Depositi e Prestiti e dice che “la preferenza accordata” ad Am Investco “appare incongrua perché basata sostanzialmente solo sull’offerta economica senza alcuna considerazione degli aspetti qualitativi della medesima offerta“. Emiliano indica anche “un evidente e conclamato rischio Antitrust” con l’assegnazione dell’Ilva a Mittal anche se su questo punto va rammentato che a maggio scorso l’Unione Europea, al termine di un’istruttoria molto articolata, ha dato il via libera alla multinazionale dell’acciaio. Potrà acquisire l’Ilva attraverso la propria società Am Investco a condizione che dismetta una serie di impianti con relativa capacità produttiva in Europa, condizione che Mittal ha accettato. Emiliano infine rammenta che la cordata Acciaitalia “aveva proposto un piano ambientale da eseguire entro il 2021 con l’utilizzazione di tecnologie a minor impatto ambientale” come la decarbonizzazione del ciclo produttivo, tema sul quale Emiliano insiste da tempo e che ha ultimamente rilanciato anche in un incontro a Bruxelles con alcuni europarlamentari italiani.
Fonte: AGI