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Casapound
È polemica a distanza, passando tra il Mef, l’Agenzia del Demanio e le forze politiche pro e contro, sulla situazione di stallo in merito allo stabile romano occupato da anni da CasaPound.
Oggi il dicastero dell’Economia (Mef) e delle Finanze e l’Agenzia del Demanio sono tornati a ribadire che per quanto li riguarda sono stati ultimati, e da tempo, l’istruttoria e tutti gli adempimenti necessari per poter rientrare nella piena disponibilità dell’immobile di via Napoleone III. Già qualche mese fa infatti Mef e Demanio avevano diffuso un’articolata nota stampa in cui veniva ricostruita tutta la serie di passaggi procedurali effettuati, ovvero indicando a chi la documentazione fosse stata indirizzata perché poi adottasse le determinazioni del caso.
E in primo piano c’è la prefettura di Roma, a cui compete la valutazione e quindi disporre lo sgombero. E il ministero dell’Economia e Agenzia del Demanio rilevano che il prefetto della capitale lo sgombero “non lo ritiene prioritario in forza dei criteri stabiliti ad hoc”.
“CasaPound resterà qui finché esisteranno i centri sociali di sinistra”
Ed è stato subito un succedersi di commenti. Il segretario nazionale di CasaPound, Simone Di Stefano, sul suo profilo Twitter scrive che “siamo sempre stati aperti al dialogo con stampa e istituzioni. Abbiamo fatto entrare tutti in Via Napoleone III a vedere e conoscere” e quindi annuncia che “da oggi la nostra posizione sarà solo una: CasaPound resterà lì finché esisterà anche un solo centro sociale di sinistra occupato in Italia”.
Si aggiunge Primato Nazionale, periodico sovranista vicino a CasaPound, che sul proprio sito web in un articolo prontamente rilanciato dai profili social della formazione di estrema destra parla di “Doccia fredda per Virginia Raggi. Il ministero dell’Economia ha risposto picche alla richiesta della sindaca che chiedeva lo sgombero dello stabile di CasaPound in via Napoleone III numero 8.
Il Mef in una lettera ha dato la stessa risposta che da mesi fornisce anche il ministro dell’Interno Matteo Salvini: lo stabile non rientra negli sgomberi prioritari da effettuare nella Capitale, non essendo a rischio crollo e non presentando problemi per la sicurezza”.
Una decisione – viene aggiunto – che “non è stata presa da Salvini in virtù di chissà quali presunte amicizie con i vertici di CasaPound, ma in una riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza il 24 ottobre scorso alla quale ha partecipato la stessa sindaca”.
Perché non è stato sgomberato l’immobile
Lo stabile in questione “è almeno in ventottesima posizione nell’elenco dei futuri sgomberi. Perché allora Virginia Raggi continua a chiedere ai quattro venti lo sgombero di CasaPound, nonostante lei stessa abbia partecipato alla riunione in cui e’ stato definito ‘non prioritario’? Per motivi di mera propaganda politica – conclude l’articolo – per accreditarsi a sinistra e coccolare un po’ l’Anpi e gli antifascisti militanti in genere”.
Da altro fronte, ecco intervenire – sempre via Twitter – Roberto Morassut, deputato e membro della direzione nazionale del Partito democratico, che parla di “scaricabarile pusillanime, pavido, opaco tra Salvini, Tria e Raggi”. La replica gli arriva via social dal M5s romano: “Il Pd che oggi si straccia le vesti per CasaPound è lo stesso partito che non ha fatto nulla quando era al governo. Noi abbiamo sollevato la questione a tutti gli organi preposti. La scimmietta Pd che per 20 anni non ha visto e non ha sentito, oggi parla ma a vanvera”.
Interviene anche l’ex presidente della Camera Laura Boldrini: “Per il ministro dell’Economia Tria nel giorno in cui Istat certifica il crollo della produzione industriale, la priorità è bloccare lo sgombero dello stabile occupato abusivamente da Casapound a Roma. Un giorno salvano Salvini e quello dopo i fascisti”.
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