Nella precedente legislatura in tredici mesi una commissione aveva fatto 32 riunioni e 12 sopralluoghi per disegnare una mappa in 308 grafici sulle aree di disagio e degrado urbano ed incontrati 82 esperti e istituzioni. Il lavoro riparte
“Lo stato di degrado ambientale, strutturale e sociale delle periferie e il conseguente livello di insicurezza in cui versano devono essere fronteggiati in modo coordinato. A tal fine, riteniamo necessaria l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta che studi attentamente il fenomeno e individui una risposta adeguata e efficace. Gia’ nella scorsa legislatura alla Camera ha operato una Commissione che ottenne buoni risultati. Desidero intanto precisare che il ddl e’ aperto, nel senso che auspico che i colleghi di tutti i gruppi lo possano esaminare e approvare”. Lo dichiara il senatore di Forza Italia, capogruppo in Commissione Difesa, Andrea Causin che “rilancia” l’istituzione di una commissione che si occupi della riqualificazione del degrado urbano in cui versano molte periferie della città italiane. Non si tratta di una novità perché nella precedente legislatura in tredici mesi una commissione aveva fatto 32 riunioni e 12 sopralluoghi per disegnare una mappa in 308 grafici sulle aree di disagio e degrado urbano ed incontrati 82 esperti e istituzioni locali. Da quel lavoro sono usciti 14 cartogrammi in altrettanti capoluoghi italiani: da Messina a Venezia, ogni quartiere è stato esaminato e categorizzato, numerato in base ad una serie di indicatori, che moltiplicano le città in un caleidoscopio di infografiche. Infine gli esperti hanno consegnato un “indicatore degli indicatori”: esso misura la “vulnerabilità sociale” sintetizzando sette parametri “che tengono conto dell’esposizione della popolazione a situazioni di incertezza economica”, si legge nel rapporto pubblicato a gennaio. “Il problema chiama in causa un intervento congiunto di Enti pubblici, Terzo settore e secondo Welfare” scrive la commissione nelle sue osservazioni. La maggior parte degli abitanti delle metropoli italiane delle metropoli italiane, circa il 75 per cento, vive fuori dai centri urbani, in periferie o semi periferie, in pratica 7,2 milioni di persone. Una buona parte vive in quartieri più o meno decorosi, diversi per “conformazione fisica e condizioni sociali”, ma tutti “interessati a fenomeni di degrado, marginalità e da una minore dotazione di servizi” sottolinea il rapporto. Le città del Sud sono in fondo alla classifica in termini percentuali: a Napoli, Catania e Cagliari oltre due persone su cinque vivono in condizioni disagiate. Nella Capitale è il record: 887mila persone. Anche nei più ricchi capoluoghi del Centro-Nord come Firenze e Venezia almeno un terzo degli abitanti vive a contatto ravvicinato con famiglie in condizioni fragili. Nel 2016 grazie all’azione congiunta Pubblico-No profit in 96 Comuni sono state attivate convenzioni di mobilità sostenibile (Bologna, Cagliari, Vicenza e Grosseto), interventi di welfare più tradizionale (Mantova, Roma, Ascoli Piceno, Andria, Salerno, Bergamo e Lecce), al recupero di infrastrutture e aree dismesse (Napoli, Oristano, Genova, Bologna). “Sarà fondamentale la collaborazione con il privato per meglio programmare gli interventi” concludono gli esperti.