Scegliere un broker online è un passo fondamentale per gestire i propri risparmi e, talvolta, può fare tutta la differenza tra guadagnare denaro e perdere tutto il proprio capitale investito.
Con l’esplosione del fenomeno fintech degli ultimi anni e con l’avvento del social trading, il numero di broker finanziari online ha registrato un incredibile aumento. Questo fenomeno, oltre a portare vantaggi evidenti per il piccolo risparmiatore – che ora si trova ad operare in un mercato più libero con maggiore concorrenza – rende la scelta del broker giusto sempre più complessa.
Le variabili da considerare nella propria scelta sono davvero tante, a tal punto da poter far desistere alcune persone dall’intenzione di aprire un conto presso un broker online.
Al fine di evitare questo fenomeno paradossale, abbiamo raccolto una serie di evidenze che saranno sempre utili, indipendentemente dal numero effettivo di attori sul mercato, per selezionare il broker finanziario online migliore.
Risparmio amministrato vs risparmio gestito
Risulta innanzitutto molto importante per un trader avere presente la differenza tra i concetti di risparmio amministrato e risparmio gestito.
In estrema sintesi, per “regime di risparmio amministrato” si identifica quella situazione nella quale l’investitore resta in pieno controllo dei propri capitali, governando ogni singolo investimento sui mercati.
Diversa invece è la casistica del risparmio gestito, dove il risparmiatore mette sostanzialmente a disposizione di un broker i propri capitali tramite delega, lasciando che sia l’intermediario finanziario a gestire il portafoglio di investimenti.
La prima domanda che un risparmiatore deve porsi è, quindi, se questi preferisca gestire in autonomia il proprio portafoglio finanziario o meno. È chiaro che scelte diverse in questo punto portano a conseguenze distinte nella selezione del broker più adatto.
Ad esempio, chi predilige il risparmio amministrato non avrà particolare interesse nel conoscere la crescita del valore degli investimenti di un broker. Dall’altro lato, il risparmiatore interessato al tema del regime gestito sarà probabilmente disposto ad accettare commissioni maggiori a fronte di una promessa di rendimento superiore da parte di un broker.
La parola chiave è trasparenza
Chiarita bene la distinzione tra risparmio gestito ed amministrato, subentra a questo punto una questione di fondamentale rilevanza: la trasparenza di un broker finanziario.
Viviamo in un mondo finanziario con regolamentazione crescente, in particolar modo all’interno dei confini dell’Unione Europea. Un broker incapace di garantire ai propri clienti ed al Regolatore la massima trasparenza, è un broker destinato a chiudere i battenti, ed il mercato se ne sta rendendo conto.
Le questioni sulle quali un broker dovrebbe avere massima disclosure sono varie: dall’esatto ammontare delle commissioni di investimento sino all’esatta strategia di investimento utilizzata nel caso del risparmio gestito.
L’investitore medio sta guadagnando diritti maggiori grazie alle lezioni impartite al mondo dalle recenti crisi finanziarie, e non abbiamo motivo di pensare che il trend avviato non prosegua nella medesima direzione.
Un broker per ogni strumento
C’è poi la questione dell’oggetto dell’investimento. Non è affatto scontato, infatti, che investitori interessati a negoziare tipologie di strumenti finanziarie differenti possano trovare conveniente operare tramite la medesima piattaforma di brokering.
È infatti improbabile che un trader interessato ad acquistare bond governativi trovi convenienza nel sottoscrivere un contratto con lo stesso broker che riesce ad attrarre i risparmi di chi punta ad investire sul mercato azionario.
Si pensi anche solo al mercato Forex e a tutti quei mercati che, da sempre, consentono ai trader di utilizzare leve finanziarie più o meno elevate per fare operazioni: tipologie di investimento diverse hanno esigenze diverse, anche questo è un fattore importantissimo da considerare nella scelta del broker ideale.
Talvolta un broker non ha nemmeno in catalogo tutti i prodotti finanziari desiderati da un trader, basta pensare alle piattaforme nate per la negoziazione di criptovalute, sulle quali, salvo grandi sorprese in futuro, non troveremo mai bond governativi (anche se, a dire il vero, i broker stanno cercando di allineare sempre di più la propria offerta di prodotti alla domanda di mercato)
Banche online e broker specializzati
Un’altra importante scelta da fare per selezionare il broker migliore sul mercato è legata alla natura giuridica stessa dell’intermediario. È meglio selezionare un broker bancario o optare per un broker specializzato?
Oltre a fattori economici che tratteremo nel prossimo paragrafo, la questione qui è piuttosto semplice ed ha a che fare con il tema della praticità.
Da un lato, può senza dubbio essere molto pratico effettuare operazioni sui mercati finanziari tramite il portale online della propria banca, in quanto non sarà necessario effettuare più o meno complesse operazioni di giroconto di denaro ricevuto sul proprio conto corrente al conto del broker online selezionato.
Dall’altro, la praticità non è tutto, e, spesso, ha un costo non indifferente. Non sorprende, infatti, che spesso le banche abbiano costi di commissione ben più elevati di piattaforme di brokering specializzate. Del resto, il mestiere svolto da una banca e da un broker “puro” è molto diverso, e questi sono soggetti a tipologie di regolamentazione e vigilanza dal peso distinto.
La domanda alla quale un trader deve rispondere è se il gioco valga la candela: la praticità, come si diceva, ha un costo ed è giusto che questo venga considerato. È importante raccogliere tutti i dati relativi alle commissioni imposte da banche e broker specializzati in modo da effettuare simulazioni di costi e ricavi su un trade ipotetico.
L’importanza di scegliere un broker solido
La praticità, però, non è tutto. È vero che il costo che una banca fa pagare agli investitori è, di norma, ben più elevato di quello applicato da broker specializzati (che, talvolta, è addirittura pari a zero), ma occorre considerare anche la solidità dell’istituto di brokering scelto.
Non abbiamo dubbi che affermare che una banca sia più solida di una piattaforma di brokering specializzata sia una forzatura. La Storia è piena di casi di broker e banche in bancarotta, e, purtroppo, sentiremo ancora queste storie in futuro.
Con un po’ di pragmatismo, tuttavia, occorre chiedersi questo: quanti Stati sovrani interverrebbero sul mercato per salvare dalla bancarotta un broker non bancario? E quanti invece lo farebbero per salvare una banca?
La risposta è piuttosto scontata: mentre pochi Stati sovrani deciderebbero di intervenire nell’economia per salvare una piattaforma di brokering, sono molti quelli che, in un modo più o meno efficace, si sentirebbero costretti a mettere in atto piani di salvataggio di una banca.
Sebbene entrambi i fenomeni di bancarotta siano drammatici, occorre accettare il fatto che il fallimento di una banca comporta conseguenze diverse per l’economia rispetto al fallimento di un broker.
Occorre poi fare delle riflessioni – ma questo è ben più complesso – circa l’effettiva solidità di una banca. Questo tipo di analisi non può certamente essere svolta da tutti, ma chi ha una discreta conoscenza finanziaria può raccogliere informazioni importanti che possono evitare di piombare in situazioni sgradevoli in futuro.