(ANSA) – ROMA, 16 LUG – “La pandemia ha fatto emergere un
senso collettivo di inadeguatezza, forse una mancanza,
certamente un bisogno di protezione e ha sottolineato
l’importanza di disporre di un Servizio sanitario a impronta
marcatamente pubblica, diffuso omogeneamente sul territorio
nazionale e capace di tutelare la salute di tutti, al di sopra
degli interessi particolari”. E’ quanto sottolinea la Caritas di
Roma nel Rapporto “Salute e fragilità sociale in tempo di
pandemia: un punto di vista”. Tra le criticità riscontrate in
Italia nei mesi di pandemia emergono quelle che riguardano la
popolazione straniera. “Si è registrata infatti una sproporzione
di impatto di salute per gli immigrati con un maggiore rischio
di morte nei pazienti provenienti da Paesi a basso Indice di
Sviluppo Umano ed un ritardo di diagnosi (15-30 gg)”, sottolinea
Caritas Roma. Nei centri di accoglienza, la possibilità di
accesso alle misure di prevenzione e di contenimento del
contagio sono state a carico degli enti gestori senza
indicazioni da parte delle Istituzioni. Alto è il rischio di “invisibilità” per quello che riguarda le vaccinazioni in un
contesto in cui, da giugno 2021, alcune Regioni hanno cominciato
a vaccinare in modo disomogeneo e discontinuo. Persone che
rischiano di rimanere ai margini o esclusi dal sistema: 500.000
immigrati senza un permesso di soggiorno che per accedere alle
prestazioni sanitarie possono però avere il codice Stp; altre
decine di migliaia, ma difficilissimi da quantificare, i
comunitari non in regola amministrativamente, che per l’accesso
alla sanità possono richiedere la tessera Eni; 200 mila gli
stranieri che hanno fatto domanda di regolarizzazione e che non
ha ricevuto alcuna risposta e sono in un “limbo amministrativo”.
Vi sono anche oltre 50.000 senza dimora, molti dei quali non in
contatto con la rete di volontariato. (ANSA).
Fonte Ansa.it