Ridurre del 25% entro i prossimi cinque anni i i tempi della durata del processo penale in Italia, abbattendo soprattutto l’imbuto della fase di appello che dura mediamente 850 giorni contro uno standard europeo di 104 giorni. La sfida è portare tutte le 29 corti di appello a rispettare un limite di due anni, oggi sforato da 10 uffici. Corre su queste cifre e obiettivi ‘macro’ – fissati dal Pnrr cui è subordinato lo stanziamento dei fondi del Recovery plan, circa 191,5 miliardi di euro – la scommessa sulla riforma della giustizia penale della ministra Marta Cartabia approvata dal Cdm lo scorso 8 luglio. Il provvedimento è atteso in aula il 23 luglio.
PRESCRIZIONE PROCESSUALE – E’ il punto più divisivo, aggredisce la riforma Bonafede del 2019 che aveva congelato la prescrizione. Si prevede che durante il primo grado decorra regolarmente, mentre in appello ci sono due anni per celebrare il processo, un anno per il giudizio di Cassazione. Se il timing non viene rispettato il processo si ferma, diventa “improcedibile”. Possibile prevedere l’allungamento dei tempi di un ulteriore anno in appello, e di altri sei mesi in Cassazione. Dovrebbero anche essere fatti salvi i diritti delle vittime dei reati di proseguire la causa per il risarcimento dei danni davanti al giudice civile, anche nel caso di processi ‘fermati’ dalla nuova tempistica. Questo ‘nodo’ è il più difficile da digerire per i Cinquestelle e la loro “lotta all’impunità”. Secondo l’Associazione nazionale magistrati, sono 150mila i processi che in appello finirebbero nella ‘tagliola’ per il contingentamento dei tempi.
REATI PUNITI CON L’ERGASTOLO – Restano imprescrittibili. Non è da escludere che per la corruzione si possano allungare i tempi, se si cerca una mediazione con M5s. La cosa potrebbe non piacere a Lega, Fi e Iv.
GIUSTIZIA RIPARATIVA – Sfoltire, drasticamente, i fascicoli penali. Con ampia apertura alle sanzioni alternative, in base allo studio elaborato dalla commissione presieduta dall’ex presidente della Consulta Giorgio Lattanzi. Avanti tutta con l’istituto della ‘messa alla prova’ che contempla la possibilità per l’indagato – per reati fino a 6 anni di reclusione – di chiedere subito al giudice nella fase delle indagini preliminari di essere impiegato in lavori socialmente utili non retribuiti. Il processo viene sospeso e, se l’indagato svolge correttamente il lavoro, arriva Il proscioglimento per prescrizione. Si pensa di allargare questa ‘chance’ a molti reati di scarso allarme sociale. Si punta sui riti alternativi come i patteggiamenti. Ampliamento della giustizia ‘pecuniaria’: convertibili in ‘multe’ le condanne fino a 12 mesi.
PENE DETENTIVE, MENO CARCERE – Per condanne fino ai 4 anni di reclusione, il giudice può decidere per gli arresti domiciliari oppure per la semilibertà con rientro serale in cella, secondo la valutazione che viene fatta dell’imputato, che potrà comunque ottenere il lavoro esterno. Le valutazioni saranno fatte caso per caso, senza automatismi.
FILTRI DEFLATTIVI – Introdotta la inappellabilità per alcuni reati minori, l’inammissibilità degli appelli privi di specifiche motivazioni e viene ampliata la non punibilità per fatti di lieve entità.
RIFORMA ORDINAMENTO PENITENZIARIO – E’ un impegno che ha preso la ministra Cartabia dopo la visita del 14 luglio a Santa Maria Capua Vetere, luogo del pestaggio dei detenuti avvenuto il 6 aprile 2020. Presto nuove assunzioni per la polizia penitenziaria e la costruzione di 8 nuovi padiglioni con i fondi comunitari. Più formazione per il personale aiuterà a far sì che la pena sia finalizzata al recupero sociale del detenuto come prevede la Costituzione e non sia fine a se stessa. Mai più violenze.
UFFICIO DEL PROCESSO – Lo staff del magistrato è l’arma – alla voce ‘risorse umane’ – per velocizzare del 25% il processo penale e del 40% quello civile. Il Pnrr ha stanziato 2,3 miliardi di euro per l’assunzione a tempo determinato nei prossimi 5 anni di 21.910 persone, pari ai due terzi dell’attuale organico degli ausiliari dei magistrati oggi in servizio. Si tratta di 5.410 unità di personale tecnico-amministrativo e di 16.500 laureati in Giurisprudenza, Economia e Scienze Politiche.
Fonte Ansa.it