Direttamente da Tokyo, è intervenuto ai nostri microfoni Daniele Garozzo, schermidore siciliano classe 1992 che pratica la specialità del fioretto. Garozzo si presenterà a questi Giochi Olimpici dopo aver vinto l’oro nel fioretto individuale a Rio 2016 e dopo aver conquistato in data 27 maggio, ai Campionati Italiani Assoluti di Cassino, il titolo di Campione Italiano di fioretto per la seconda volta, dopo il 2015. L’atleta azzurro, che gareggerà a Tokyo insieme al fratello maggiore Enrico, ci ha raccontato come è nata la passione verso questa particolare disciplina, quali sono stati i suoi traguardi migliori e le “cadute” più dolorose. Infine, lo schermidore di Acireale si è espresso sulla nuova avventura olimpica, ormai alle porte, rivelandoci le sue aspettative e i suoi obiettivi.
Daniele, perché la scherma? Nonostante sia una disciplina prestigiosa e in cui noi italiani tendiamo ad eccellere, non è sicuramente uno sport diffuso quando il calcio, il basket o il tennis. Come hai iniziato a praticare questo sport?
Da piccolino, a Carnevale, amavo vestirmi da D’Artagnan o Zorro. Inoltre, mio fratello aveva già iniziato a praticare scherma, così, per curiosità, decisi di provare anche io. Mi avvicinai a questa disciplina e fu amore a prima vista.
I Campionati Assoluti Italiani a Cassino ti hanno eletto Campione Italiano di fioretto per la seconda volta, dopo il 2015. A cosa devi questo successo? Che sensazione hai provato a vincere questo titolo a distanza di 6 anni?
È stata una bella gara quella dei Campionati Italiani Assoluti a Cassino. Mi ha reso felice, soprattutto perché il percorso fatto quest’anno è stato particolare: a causa del Covid, noi della scherma non gareggiavamo da più di un anno, quindi è stato importante tornare a fare una gara e disputarla nel migliore dei modi.
Sei già a Tokyo per disputare l’Olimpiade, dopo quella di Rio 2016, conclusasi come meglio non si poteva, con l’oro nel fioretto individuale conquistato in finale battendo l’americano Massialas. È il tuo traguardo più importante? Cosa si prova a vincere una medaglia d’oro nella propria disciplina nella massima competizione sportiva?
Sì, sicuramente quello di Rio 2016 è stato il mio traguardo più importante. Vincere una medaglia d’oro ad un’Olimpiade è una soddisfazione immensa, troppo difficile da descrivere a parole.
Anche tuo fratello Enrico gareggerà in questi Giochi Olimpici nella specialità spada a squadre. Vi siete allenati insieme in questo periodo? E come vivi le sue gare? Non deve essere facile mantenere la lucidità e la razionalità, trattandosi di tuo fratello…
Mio fratello gareggia nella spada, mentre io nel fioretto, quindi non capita spesso di allenarci insieme, anche per via della lontananza geografica: lui vive a Milano, io a Frascati. Ogni tanto, quando entrambi ci ritroviamo a casa, ad Acireale, facciamo qualche allenamento fisico insieme. Vivo le gare di Enrico con apprensione, c’è molta emozione nel seguire le Olimpiadi di un fratello o, come nel mio caso, della mia ragazza, che gareggia anche lei in Nazionale.
Come definiresti il team degli schermidori azzurri? Che gruppo è il vostro? Su 24 convocati, 6 di voi sono tutti di origini siciliane: si respira aria di casa?
Siamo un bellissimo gruppo, formato da ragazzi in gamba che danno il proprio meglio ogni giorno per arrivare alle grandi occasioni nel migliore dei modi. Sì, sei di noi sono siciliani, e in parte si respira aria di casa, “in parte” perché molti di noi, purtroppo, sono stati costretti a spostarsi per motivi sportivi, ma abbiamo portato la Sicilia con noi.
Nella disciplina a squadre hai collezionato ben 3 ori ai Mondiali di Mosca 2015, Lipsia 2017, Wuxi 2018. Preferisci gareggiare individualmente o con la squadra? C’è un ricordo o un aneddoto che ti è rimasto nel cuore di queste tre esperienze a livello mondiale?
Abbiamo disputato tanti Mondiali a squadre, abbiamo conquistato tre ori e altre medaglie. In realtà, non ho una preferenza, mi piace gareggiare sia individualmente sia con la squadra. Di aneddoti da raccontare ne avrei tanti, ogni vittoria porta con sé un ricordo speciale. La cosa migliore del gareggiare a squadre è il momento in cui un compagno, in una situazione particolare della gara, riesce a recuperare quello che è mancato ad un altro componente.
Quale vittoria o traguardo ha per te un grande valore? E perché?
La vittoria di Rio 2016, perché la medaglia d’oro in un’Olimpiade è il traguardo massimo a cui possa aspirare un atleta.
Nella tua carriera, c’è stata una sconfitta o un obiettivo non raggiunto che hai fatto fatica a metabolizzare?
Di sconfitte che mi hanno fatto male ce ne sono state tante. Forse quella più sofferta fu quella subita nel Mondiale di Wuxi, quando arrivai quinto e persi solo di una stoccata la possibilità di accedere ad una medaglia. Mi fece molto male.
Quale tua qualità ti ha permesso di collezionare tutti i traguardi della tua carriera?
Chi vuole praticare questo sport deve essere tenace, perché nella scherma si perde molto spesso, molto più di quanto si vince. Inoltre, alle gare partecipano circa 300 atleti, tutti di primissimo livello, quindi credo che la perseveranza sia una delle qualità principali per poter praticare questa disciplina.
Come hai vissuto e stai vivendo la preparazione, fisica e mentale, in vista di Tokyo, alla luce di tutte le restrizioni e l’anno difficile a causa della pandemia?
Sto vivendo bene la preparazione, ormai giunta al termine. È stato un anno particolare, tutte le restrizioni non hanno reso facile allenarsi e abituarsi alla competizione. Come ho accennato prima, noi schermidori abbiamo avuto uno stop più lungo di un anno. Normalmente, in un anno disputiamo circa 18 gare, e non disputarne neanche una è stato pesante. Fortunatamente, però, siamo riusciti ugualmente ad arrivare a Tokyo nella massima forma.
Tokyo 2020 potrà farti ritornare sul podio, e perché no, magari replicare il successo di Rio? Quali obiettivi ti sei prefissato di raggiungere?
L’obiettivo è ripetersi e fare ancora meglio di Rio, circostanza in cui la gara a squadre non andò poi così bene. Quello che mi sono prefissato per questa Olimpiade è dare il meglio di me e divertirmi, perché è un onore rappresentare l’Italia in una competizione così importante.