Il presidente tunisino Kais Saied ha annunciato in tarda serata la sospensione del parlamento e il licenziamento del primo ministro Hichem Mechichi dopo una giornata di proteste popolari contro il sistema politico in atto. Subito dopo l’annuncio di Saied, a seguito di una riunione di emergenza a Cartagine con i vertici della sicurezza e dell’esercito, molti cittadini si sono riversati nelle strade suonando i clacson delle automobili in segno di giubilo. Nella giornata di ieri, 64mo anniversario della proclamazione della Repubblica tunisina, migliaia di cittadini avevano marciato in diverse città per protestare contro i fallimenti del governo, il sistema e la malagestione della pandemia. Nella capitale, centinaia di manifestanti si erano radunati davanti al parlamento, gridando slogan contro il partito islamico Ennahdha e il premier Mechichi, con la folla a chiedere a gran voce lo “scioglimento del parlamento”. Proteste sono state segnalate anche nelle città di Gafsa, Kairouan, Monastir, Sousse e Tozeur.
“La Costituzione non consente lo scioglimento del parlamento, ma permette la sospensione dei suoi lavori”, ha affermato il presidente, citando l’articolo 80 che consente tale misura in caso di “pericolo imminente”. Saied ha detto che assumerà il potere esecutivo “con l’aiuto” di un governo guidato da un nuovo primo ministro nominato dallo stesso presidente. Il presidente ha anche detto che sarà revocata l’immunità ai deputati. Nonostante sia passato un decennio dalla rivoluzione del 2011 che ha rovesciato il dittatore Zine El Abidine Ben Ali, la Tunisia rimane soggetta a una certa instabilità politica che ha ostacolato gli sforzi per rilanciare servizi pubblici in rovina e realizzare le riforme richieste dal Fondo monetario internazionale. La frammentata classe politica del Paese non è stata in grado di formare in questi anni governi duraturi ed efficaci. La situazione del resto era insostenibile. La Tunisia ha vissuto per mesi una sorta di stallo istituzionale a causa della contrapposizione tra il presidente Saied e il primo ministro Hichem Mechichi, per via di un rimpasto governativo già approvato dal parlamento a fine gennaio scorso, mai accettato dal capo dello Stato. In parlamento inoltre negli ultimi tempi erano andati in scena episodi di violenza tra deputati ed altri incidenti che ne hanno rallentato la normale attività e creato sempre maggiori tensioni sociali. Gli scenari che ora si aprono sono imprevedibili, anche perché il presidente del parlamento Rached Ghannouchi, anche leader del partito islamico Ennhadha, dopo la decisione di Saied ha annunciato che “le istituzioni sono ancora al loro posto, i sostenitori di Ennhahda e il popolo tunisino difenderanno la rivoluzione”.
Fonte Ansa.it