Sergio Marchionne sarebbe gravissimo: prese le redini della Fiat quando la famiglia Agnelli si contendeva a colpi di denunce i residui capitali -paventando il fallimento-, delocalizzò, abbandonò Torino ma risanò l’azienda. Le parole di Elkann
Al termine del Consiglio di amministrazione che ha dovuto prendere atto delle condizioni di salute di Sergio Marchionne — ormai aggravatesi al punto da rendergli impossibile il ritorno al lavoro —, sostituendo il manager con Mike Manley nel ruolo di amministratore delegato di Fca, il presidente John Elkann ha rilasciato a corriere.it una commossa dichiarazione. Che lascia pochi dubbi sulle condizioni disperate di Marchionne. Nelle sue frasi, Elkann spiega come Marchionne sia stato per lui «soprattutto, un amico» che «ci ha insegnato a pensare diversamente». Ecco le sue parole.
Sono profondamente addolorato per le condizioni di Sergio. Si tratta di una situazione impensabile fino a poche ore fa, che lascia a tutti quanti un senso di ingiustizia.
Il mio primo pensiero va a Sergio e alla sua famiglia.
Quello che mi ha colpito di Sergio fin dall’inizio, quando ci incontrammo per parlare della possibilità che venisse a lavorare per il Gruppo, più ancora delle sue capacità manageriali e di una intelligenza fuori dal comune, furono le sue qualità umane, la sua generosità e il suo modo di capire le persone.
Negli ultimi 14 anni, abbiamo vissuto insieme successi e difficoltà, crisi interne ed esterne, ma anche momenti unici e irripetibili, sia dal punto di vista personale che professionale.
Per tanti Sergio è stato un leader illuminato, un punto di riferimento ineguagliabile.
Per me è stato una persona con cui confrontarsi e di cui fidarsi, un mentore e soprattutto un amico.
Ci ha insegnato a pensare diversamente e ad avere il coraggio di cambiare, spesso anche in modo non convenzionale, agendo sempre con senso di responsabilità per le aziende e per le persone che ci lavorano.
Ci ha insegnato che l’unica domanda che vale davvero la pensa farsi, alla fine di ogni giornata, è se siamo stati in grado di cambiare qualcosa in meglio, se siamo stati capaci di fare una differenza. E Sergio ha sempre fatto la differenza, dovunque si sia trovato a lavorare e nella vita di così tante persone.
Oggi, quella differenza continua a farla la cultura che ha introdotto in tutte le aziende che ha gestito e ne è diventata parte integrante. Le transizioni che abbiamo appena annunciato, anche se dal punto di vista personale non saranno prive di dolore, ci permettono di garantire alle nostre aziende la massima continuità possibile e preservarne la cultura.
Per me è stato un privilegio poter avere Sergio al mio fianco per tutti questi anni.
Chiedo a tutti di comprendere l’attuale situazione, rispettando la privacy di Sergio e delle persone che gli sono più vicine.