(ANSA) – ROMA, 29 LUG – Cefalea e smart working: “Questa
correlazione merita un’analisi non semplicistica. Esiste la
cosiddetta sindrome del videoterminalista, ma non la ritengo
responsabile di questa correlazione. Certo, trasportando il
terminale dall’ufficio a casa, spesso aumentano le ore di
lavoro, ma non diminuiscono impegno e concentrazione. Ma se
fosse solo quello, osserveremmo una maggiore incidenza di
cefalea nei ragazzi, che passano anche più di 12 ore consecutive
a giocare ai videogame, con una concentrazione e concitazione
paradossalmente maggiori rispetto a chi sta lavorando, ma non è
così. Il reale problema è altrove. Lo smart working purtroppo,
se da un lato ci risparmia ore di traffico, soprattutto nelle
grandi città, dall’altro ci impedisce di uscire. L’essere da
soli e decontestualizzati a casa può avere un impatto
psicologico negativo che può causare delle ripercussioni
importanti anche sul mal di testa”.
Così Cherubino Di Lorenzo, responsabile del Centro Diagnosi e
Cura delle Cefalee della casa di cura Grottaferrata (Roma) del
gruppo Ini, che analizza anche la situazione negli appassionati
dei videogiochi. “Sicuramente stare ore davanti a un videogioco
è un problema che in generale non deve essere sottovalutato, ma
non è detto che ciò dia mal di testa. La cefalea da videogioco è
spesso dovuta alla disidatrazione” per non perdere le fasi di
gioco.
“I veri fattori di rischio – prosegue Di Lorenzo – vanno
cercati nei corretti stili di vita. Diverso il problema della
dipendenza. Una patologia seria che deve essere affrontata da
specialisti e famiglia”, riferendosi ai videogame.
E sulle sane abitudini, soprattutto per gli emicranici,
l’esperto sottolinea che “la disidratazione è una concausa
importante di violenti attacchi di emicrania. E con l’aumento
delle temperature aumenta la tendenza a disidratarsi. Quindi
bere spesso acqua, al limite una tisana fatta in casa, anche
fredda ed evitare bevande gassate piene di zuccheri. Altro
consiglio importante è l’igiene di vita. L’emicranico deve
essere metodico. Le giornate si allungano, si va a letto tardi,
si cena tardi, si dorme di meno. Tutto questo ha ripercussioni
negative sui soggetti emicranici. È importante quindi non
stravolgere i propri bioritmi”.
E in generale per chi è in smart working “fare delle pause,
che non significa cucinare, aprire FB o rispondere a email
personali. Significa, staccare la spina. Alzarsi in piedi,
sgranchirsi le gambe e, se possibile, uscire di casa. Bastano
poche centinaia di metri per distendere la muscolatura e la
mente”. (ANSA).
Fonte Ansa.it