Sensazionale scoperta annunciata dall’Agenzia Spaziale Italiana, che attraverso un radar a bassa frequenza per investigare il sottosuolo ha scoperto una superficie d’acqua di 20 km a 1500 m di profondità sotto la crosta del Pianeta Rosso
C’è acqua su Marte e (forse) quindi anche una speranza di vita. Se SpaceX, il progetto di colonizzazione del Pianeta Rosso, potrà poggiare su solide (o meglio, liquide) basi, il visionario e iperattivo milionario Elon Musk lo dovrà innanzitutto a un team di ricercatori italiani appartenenti a centri di ricerca ed università della Penisola (ASI, INAF, Università degli studi Roma Tre, Università degli studi D’Annunzio, CNR e Sapienza Università di Roma). E’ stata infatti l’Agenzia Spaziale Italiana ad annunciare la scoperta, pubblicata su Science, che sotto la calotta del polo sud di Marte c’è acqua liquida. Una scoperta possibile grazie al radar italiano MARSIS (Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere Sounding), attivo dal 2005 a bordo sulla sonda Mars Express, dell’Agenzia Spaziale Europea: dopo aver osservato il pianeta per anni, la sonda tra il 2012 e il 2015 ha individuato una massa d’acqua stabile, con un diametro di 20 chilometri e una forma vagamente triangolare, situata a 1500 metri di profondità nella regione di Marte chiamata Planum Australe, il Polo Sud del Pianeta, a 81° di latitudine Sud.
Si tratta, con ogni probabilità, di un lago subglaciale di acqua salata profondo qualche metro ed è la prima, storica evidenza che c’è acqua liquida su Marte. E non è finita qui. Il lago giace su un luogo protetto dalle letali radiazioni cosmiche che spazzano la superficie marziana e forse potrebbe addirittura ospitare una nicchia biologica, un principio di vita.
“Si tratta di una delle più importanti degli ultimi anni – afferma il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Roberto Battiston – Sono decenni che il sistema spaziale italiano è impegnato nelle ricerche su Marte insieme a Esa e Nasa. I risultati di Marsis confermano l’eccellenza dei nostri scienziati e della nostra tecnologia e sono un’ulteriore riprova dell’importanza della missione europea a leadership italiana ExoMars, che nel 2020 arriverà sul pianeta rosso alla ricerca di tracce di vita”
Che ci fosse acqua su Marte era un sospetto che girava da tempo, ma finora non c’era alcuna certezza in merito. Grazie alla sonda Viking della NASA, già dal 1976 era diventato evidente che la superficie del pianeta un tempo era coperta da mari, laghi e fiumi. “C’è stata un’epoca in cui Marte era abitabile, con un clima simile alla Terra – racconta Roberto Orosei dell’INAF, primo autore dell’articolo – ma nel tempo il pianeta ha perso la sua atmosfera e con essa l’effetto serra che riscaldava, e di conseguenza l’acqua è ghiacciata e poi è scomparsa. Restavano i segni lasciati dalla presenza dell’acqua, ma restava da capire dove fosse finita e capire dove andare a cercarla”.
Proprio per questo, alla metà degli anni ’90 l’Agenzia Spaziale Italiana aveva proposto all’Agenzia Spaziale Europea di montare su Mars Express un radar a bassa frequenza per investigare il sottosuolo a grande profondità. Il radar, ideato e proposto dal professor Giovanni Picardi dell’Università La Sapienza di Roma, fu realizzato dalla Thales Alenia Space – Italia, mentre la NASA e l’Università dell’Iowa fornirono una parte dell’elettronica e l’antenna. Ora, messo a punto il metodo di analisi, si potrà continuare ad investigare. Perché Marte è grande, ma il mondo è piccolo e il lago del Polo Sud potrebbe non essere l’unico nel Pianeta Rosso.