Il 62% dei pazienti affetti da Diabete Mellito di Tipo 2 viene gestito normalmente dal medico di medicina generale, che però non può prescrivere medicinali del tutto rimborsabili. Potrebbero farlo i Centri antidiabetici, che però hanno tempi biblici
Il 62% dei pazienti affetti da Diabete Mellito di Tipo 2 viene gestito normalmente dai medici di medicina generale e non fa riferimento se non occasionalmente, e comunque non in modo strutturato, ai Centri Antidiabetici.
Nel trattamento di questi pazienti, in caso di inefficacia della sola terapia con la Metformina, il 55% dei medici provvede autonomamente alla prescrizione di un farmaco, scelto tra Sulfaniluree e Glinidi; il 41% invia il paziente al Centro Antidiabetico, il 4% si orienta sulla prescrizione di insulina.
Sono questi i risultati emersi da un’indagine condotta a luglio su un campione di oltre 400 medici di famiglia dal Centro Studi della FIMMG.
La Metformina risulta il farmaco più utilizzato nella terapia dei pazienti affetti da T2DM (lo assume il 41,5%) seguita da Sulfaniluree e Glinidi (assunte dal 37,7%); il 30% dei pazienti con T2DM risulta in solo trattamento dietetico, il 15% è trattato con terapia insulinica; una restante quota del 19,4% assume altri farmaci, per lo più prescritti su piano terapeutico dallo specialista.
“Questi farmaci – commenta Silvestro Scotti, segretario nazionale della FIMMG – appartenenti prevalentemente al gruppo delle incretine, in molti casi sono considerati di prima prescrizione e le evidenze prodotte da anni di studi scientifici hanno dimostrato che il loro utilizzo, associato eventualmente ad altri farmaci, riduce la mortalità e il rischio di ipoglicemie, allungandone la vita e migliorandone la qualità. In Italia contrariamente a tutto il resto d’Europa – continua Scotti – non è consentito al medico di famiglia prescrivere su ricettario del Servizio sanitario nazionale questi farmaci e, se lo fa, il paziente dovrà pagarseli per intero, con un esborso “out of pocket” di oltre 700 euro all’anno. Qualora il paziente invece venga inviato al Centro antidiabetico, previo riapprofondimento diagnostico e aumento dei costi spostati dalla farmaceutica alle prestazioni, potrà avere la prima prescrizione rimborsata dal Servizio Sanitario nazionale e il suo medico di famiglia potrà ri-prescrivere il farmaco, di norma per un anno. Ma vediamo secondo la nostra survey cosa succede quando il medico di famiglia si vede costretto a inviare il paziente al CAD per permettergli di accedere alla terapia, quali sono i tempi che trascorrono dal momento della consegna dell’impegnativa alla prescrizione del Centro? – prosegue Scotti – Per il 22% dei mmg la prescrizione viene eseguita entro un mese, per il 44% tra 1 e 3 mesi, per il 34% con tempi superiori ai 3 mesi. Sono numeri che si commentano da soli! Il mmg – sottolinea Scotti- e’ la figura di riferimento del paziente per la gestione della sua patologia cronica, cosa sottolineata chiaramente anche dal Piano Nazionale Cronicità”. “Nell’incontro di oggi ci siamo appellati al Ministro della Salute Giulia Grillo” conclude Scotti “perché solleciti un provvedimento urgente dei responsabili delle attività regolatorie, provvedimento su cui FIMMG sta battendo da più di un anno, in assenza del quale, per i pazienti diabetici in questo paese universalità e equità delle cure rimarranno parole vuote. Su questi dati, infine, lasciamo ora la parola ai cittadini e alle loro associazioni”.
Fonte: AGI