Si stima che nel nostro Paese ci siano tra i 1269 e i 1800 lupi, riuniti in 321 branchi. Di questi, meno di 90 si aggirerebbero sulle Alpi e il loro numero sarebbe più o meno stabile. Sull’Appennino i lupi potrebbero essere più di 1700.
Al lupo! Al lupo! Così gridava Pierino nella nota storiella che tutti conosciamo. Oggi in Italia questo famoso grido è tornato in voga, ma questa volta non è più uno scherzo, anzi.
Negli ultimi anni il numero di esemplari in Italia è cresciuto in maniera esponenziale. Si è passati da sfiorare l’estinzione negli anni 70, a temerli nuovamente. Quando ci si è resi conto che il lupo rischiava l’estinzione sono state prese delle misure di tutela, che ne hanno consentito la ricolonizzazzione. Ora che il lupo è di nuovo una specie largamente diffusa nel nostro paese, ecco che la situazione si ribalta nuovamente a sfavore del predatore più famoso delle fiabe.
Le provincie autonome di Trento e Bolzano, insieme alla Regione Toscana hanno chiesto a governo e alla UE l’autorizzazione a gestire autonomamente la situazione lupi.
I tre assessori delle rispettive aree di Trento, Michele Dallapiccola, Bolzano, Arnold Schuler e regione Toscana, Marco Remaschi, si sono riuniti pochi giorni fa in Trentino proprio per discutere in merito all’emergenza lupi. All’incontro era presente anche il sindaco di Canazei, Silvano Parmesani. L’intento dell’incontro è quello di portare il problema all’attenzione del governo e della Commissione Europea sollecitando la creazione di un “piano lupo”.
Attualmente la Toscana è la regione con il maggior numero di esemplari d’Italia, ospitandone circa un migliaio. La regione spende ogni anno quasi un milione di euro per far fronte alle predazioni registrate.
Sull’Appennino la presenza del lupo è molto più forte che sulle Alpi, anche se il Piemonte e in particolare la provincia di Cuneo è la regione alpina con il più alto numero di questi predatori. Qualche giorno fa un esemplare si è spinto fino al centro abitato del paese di Entraque, vicino Cuneo. Non è facile operare un censimento completo della popolazione di lupi in Italia, nonostante i metodi utilizzati siano vari, tra cui: avvistamenti, registrazione ululati e persino analisi genetica degli escrementi.
Uno studio realizzato da un gruppo di ricercatori dell’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale, pubblicato da Mammal research alla fine del 2015, stima che nel nostro Paese ci siano tra i 1269 e i 1800 lupi, riuniti in 321 branchi. Di questi, meno di 90 si aggirerebbero sulle Alpi e il loro numero sarebbe più o meno stabile. Invece sull’Appennino i lupi potrebbero essere più di 1700, soprattutto nelle montagne centro-settentrionali, e rispetto a pochi anni fa sarebbero quasi raddoppiati.
Anche in Veneto, specie nell’ultimo periodo, le predazioni da lupo sono incrementate notevolmente, portando preoccupazione tra allevatori e abitanti delle zone montane, specie sull’altopiano di Asiago. L’assessore all’Agricoltura caccia e pesca della Regione Veneto Giuseppe Pan dichiara che “il problema della difficile convivenza tra grandi predatori e attività umane possa essere affrontato quanto prima da Governo e Regioni in modo responsabile, con un nuovo Piano nazionale di gestione del lupo, che con il supporto di tutti gli strumenti scientifici e nel rispetto della sostenibilità ambientale e della biodiversità saprà tener conto anche del particolare contesto sociale ed economico delle ‘terre alte’ nel quale il predatore è tornato ad insediarsi”
Isabella Pratesi, direttore conservazione WWF Italia, ricorda che “per tenere lontani lupi dalle greggi esistono numerosi sistemi, quali le recinzioni elettrificate, ricoveri notturni e cani da guardia, soluzioni ampiamente sperimentate che danno ottimi risultati se messe in atto in associazione.”
La natura ci insegna saggiamente quanto sia importante preservare l’equilibrio insito nelle sue leggi immutabili. Un giusto compromesso tra la tutela della biodiversità e della fauna e le necessità umane, potrà sicuramente garantire una pacifica convivenza tra uomini e lupi.