A partire da settembre verranno riesaminati i limiti PFAS nelle acque di scarico. Intanto le falde acquifere , soprattutto venete, sono cariche di perfluorati che mettono a rischio la salute di centinaia di migliaia di cittadini.
Si chiamano PFAS (perfluoroacrilici) e sono composti chimici utilizzati prevalentemente in ambito industriale. Si tratta di acidi molto potenti utilizzati in forma liquida aventi una struttura chimica che li rende particolarmente resistenti ai naturali processi di degradazione.
A partire dagli anni ’50 gli PFAS sono impiegati nella produzione di carta e cartone, nel trattamento dei tappeti e delle pelli, per rivestire le padelle antiaderenti e nella produzione di abbigliamento di tipo tecnico. Noti soprattutto per le loro caratteristiche oleo e idrorepellenti, questi composti hanno un’elevata persistenza nell’ambiente e nel corpo umano.
In Veneto negli anni 60 ci fu un’ampia produzione di questo tipo di sostanze, che venivano sistematicamente riversate nelle acque superficiali, penetrando fino a raggiungere le falde acquifere e contaminando ad oggi più di 80 comuni tra le province di Verona, Vicenza e Padova. Si stima che siano più di 350 mila persone coinvolte. La fonte di contaminazione principale si trova sepolta sotto l’azienda chimica Miteni di Trissino, dalla quale sono state riversate negli anni migliaia di rifiuti tossici che inquinano i fiumi e le falde.Solo nel 2013,grazie ad uno studio del CNR in cui si dimostravano i livelli allarmanti di perfluorati nelle falde acquifere, venne alla luce la gravità della situazione.
“I composti PFAS – ha spiegato la dottoressa Musmeci dell’Iss – sono idrosolubili e vengono assorbiti rapidamente per via orale. Una volta nell’organismo, si legano alle proteine del plasma e del fegato, e vengono eliminate dai reni solo molto lentamente”. Le conseguenze in chi ha alti livelli di Pfas nel sangue sono già evidenti: diabete, ipertensione gravidica, patologie cardiache e del metabolismo, probabili effetti cancerogeni.
Il Ministero dell’Ambiente proprio oggi si è dichiarato pronto a riesaminare i valori limite allo scarico per i PFAS e altre sostanze chimiche. Il Ministro dell’ambiente Sergio Costa ha convocato a inizio settembre un tavolo tecnico urgente a cui parteciperanno gli istituti scientifici competenti in materia (CNR IRSA, ISS e ISPRA ). La presenza degli PFAS interessa l’intero territorio nazionale, e le agenzie nazionali di protezione ambientale di Lombardia, Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Friuli, Liguria, Sicilia e Umbria, stanno effettuando dei monitoraggi i cui risultati sono attesi per la fine del 2018.
“Siamo di fronte a un’emergenza che va affrontata con tutti gli strumenti a nostra disposizione, tra cui il tavolo esteso a tutte le Regioni, le quali hanno competenza sui valori limite di queste sostanze negli scarichi – afferma il ministro Costa – Le conoscenze scientifiche su queste sostanze sono sempre piu’ solide e questo ci richiama alla necessita’ di una valutazione piu’ approfondita sui valori limite da adottare e sulla possibile inclusione di nuove sostanze del gruppo dei PFAS”.