A 62 dalla tragedia avvenuta nelle miniere in Belgio il presidente del Veneto Luca Zaia ha voluto commemorare le 262 vittime, tra le quali 5 provenienti dal Veneto: “Sono il simbolo del sacrificio dell’emigrazione”
“A distanza di 62 anni dalla tragedia della miniera di Marcinelle, a Charleroi, in Belgio, è ancora vivo il dolore per i 262 minatori morti, dei quali 136 italiani e tra questi 5 veneti. Partirono per il Belgio in cerca di futuro e di dignità e vi trovarono la morte, per scarsa sicurezza nel lavoro”. Così Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, commemora le vittime dell’incendio sviluppatosi l’8 agosto 1956 nei pozzi di carbone della miniera della regione di Bruxelles. Alle miniere del Belgio l’Italia del secondo dopoguerra garantiva l’invio di 2 mila lavoratori la settimana in cambio della fornitura di 200 chili di carbone per ogni minatore. Uomini in cambio di carbone.
“Guerrino Casanova, 33 anni, di Montebelluna, lasciò moglie e 2 figli; Giuseppe Corso, 36 anni, di Montorio di Verona; Dino Della Vecchia, 30 anni, di Sedico; Mario Piccin, 37 anni, di Codognè, lasciò moglie e 5 figli; e Giuseppe Polese, di appena 22 anni, di Cimadolmo, Treviso. Li voglio ricordare per nome, ad uno ad uno – prosegue Zaia – perché sono il simbolo dell’emigrazione veneta, delle decine di migliaia di uomini e donne che partirono per l’estero, per evitare fame e povertà e conquistare condizioni di vita più dignitose”.
“A loro va il nostro ricordo e il mesto omaggio – conclude il presidente del Veneto – consapevoli che se oggi i veneti possono brillare all’estero come studenti, ricercatori, lavoratori e imprenditori, è grazie anche a chi, come questi 5 minatori, nel passato ha creduto possibile un futuro migliore, nel rispetto delle regole e delle leggi internazionali, mostrando il vero volto di chi sa qual è il valore della vita e del lavoro”.