Debiti da capogiro finanziati con prodotti venduti ai piccoli investitori, che adesso protestano per riavere i loro risparmi. Il gruppo immobiliare rischia il default
Non facilita gli scambi neanche l’appello del segretario al Tesoro americano Janet Yellen per un aumento del tetto del debito subito, senza se e senza ma: non farlo – ha messo in guardia – significherebbe scivolare in una nuova crisi e in recessione. Lo sviluppatore immobiliare più indebitato al mondo ha chiuso in calo del 10,24% a Hong Kong, ai minimi dal maggio 2010, confermandosi sotto una crescente pressione in vista anche della scadenza di giovedì quando è in calendario il pagamento di interessi su bond offshore. Un pagamento che, con molta probabilità, salterà scatenando – è la paura diffusa – un effetto domino. Il tonfo di Evergrande in borsa porta con forza alla ribalta i timori degli investitori per il mercato immobiliare cinese e la paura che Pechino possa estendere le sue politiche sulla casa – un “bene per vivere, e non per la speculazione” – anche a Hong Kong. Timori che fanno affondare tutte le piazze finanziarie.
Le borse europee chiudono tutte in rosso, con Milano che perde il 2,5% appesantita dalle banche e dai petroliferi. Tonfo anche a Wall Street, che archivia la peggiore seduta da maggio confermando la cautela degli investitori nel mese di settembre. Dopo un’estate di record, infatti, Wall Street ha rallentato la sua corsa con gli investitori preoccupati da un possibile autunno volatile complice anche un Covid che non allenta la presa e minaccia la crescita. L’indice Vix,, spesso chiamato il termometro della paura, è schizzato del 34% ai massimi da oltre quattro mesi. Pesante anche il Bitcoin, che cede oltre il 10%. Non si salva neanche il petrolio, con le quotazioni in calo di quasi il 2%.
“Gli investitori si stanno riposizionando in attesa del probabile default dello sviluppatore cinese Evergrande nei prossimi giorni e delle più ampie implicazioni che questo potrebbe avere sul mercato”, affermano alcuni analisti. Pur puntando il dito su Evergrande, e osservando come il timore è che sia solo la punta dell’iceberg della bolla immobiliare cinese, altri osservatori ritengono l’elevata volatilità del lunedì nero sulle borse normale dopo un lungo periodo di tranquillità e a fronte di valutazioni dei titoli molto elevate. Il riposizionamento sui mercati precede il previsto annuncio della Fed sulla riduzione degli acquisti di asset mercoledì, con il successivo avvio del tapering da novembre. La stretta della banca centrale americana arriva in un periodo di incertezza soprattutto politica, con il Congresso spaccato sulla manovra da 3.500 miliardi di dollari di Joe Biden, sul piano per le infrastrutture della Casa Bianca e sul futuro della Fed. Biden non ha infatti ancora sciolto le riserve su chi sarà il prossimo presidente e sulla possibilità che Powell venga riconfermato per altri quattro anni, come chiede una maggioranza bipartisan.
Per il presidente infatti c’è da risolvere il nodo dei democratici progressisti che chiedono un cambio al vertice della banca centrale privilegiando una donna o una minoranza, ma soprattutto qualcuno più attento al clima rispetto all’attuale presidente. Fra le incognite che agitano gli investitori c’è poi l’acceso scontro sull’aumento del tetto del debito. Nel mese di ottobre, ha avvertito Yellen, gli Stati Uniti non avranno più fondi a disposizione per far fronte ai loro obblighi di pagamento e senza un aumento il rischio è quello di un default, con conseguenze mondiali. “Un default potrebbe far schizzare i tassi di interesse, causare un crollo dei mercati finanziari. La nostra ripresa economica si trasformerebbe in recessione, con milioni di posti di lavoro persi”, ha messo in guardia il segretario al Tesoro americano. Un avvertimento che fa tremare e aleggia lo spettro di una crescente incertezza, la vera nemica dei mercati.