All’insegna dell’opacità: aste inverse e venditori senza tutele. Conseguenza: nessun controllo della qualità. Un meccanismo perverso che condiziona tutta la filiera. E’ una guerra tra poveri, ma è la domanda che crea l’offerta
Una pratica che dire scorretta è dir poco, alla pari del gioco d’azzardo. Un’idea che pare sia arrivata dalla Germania e diffusa ormai in tutta Europa, molto in voga in Nord America e in larga diffusione anche nel nostro bel paese. La maggior parte dei prodotti confezionati vengono ormai venduti seguendo questo metodo, che consiste in una svendita a ribasso che sfiora la truffa. Inizialmente il meccanismo fu introdotto nel mercato dai grandi discount come Lidl e In’s, mentre oggi è utilizzato da quasi tutte le catene di distribuzione.
Tutto avviene nel web, veloce ma non indolore. “E’ come giocare alle slot machine. Funziona così: ti arriva una email in cui ti si chiede a quale prezzo sei disposto a vendere una partita di un tuo prodotto, per esempio un milione di scatole di passata. Tu fai un’offerta. Il committente raccoglie le offerte e poi convoca un nuovo tender. L’offerta più bassa diventa la base d’asta”. E’ quanto spiega Francesco Franzese, amministratore delegato di un gruppo che produce pelati, definendola “la pratica più scorretta in assoluto della grande distribuzione”.
Le aste al ribasso sono l’opposto della trasparenza, pratiche opache e torbide all’interno delle quali le aziende partecipanti non sanno quanti e quali siano i concorrenti, non c’è alcuna verifica della qualità ma ciò che conta è unicamente il prezzo più basso.
Giovanni Guarnieri, coordinatore del settore lattiero-caseario di Confcoopertive FedAgriPesca, spiega che queste aste avvengono in tre distinte fasi: “Prima i supermercati raccolgono le adesioni via email tra le aziende, chiedendo anche le prime quotazioni del prodotto. Poi si apre l’asta, a partire dal prezzo più basso. Chi non rilancia viene escluso e gli altri vanno avanti. Dura più o meno mezz’ora. Ad asta chiusa c’è la possibilità di rilanciare, proponendo il proprio ultimo prezzo, alla cieca. Chi vince si impegna a non divulgare i dettagli dell’offerta finale.”
A causa di questo meccanismo si innesca un tipo di competizione asimmetrico, in cui i supermercati possiedono una forza enorme rispetto ai produttori. Uno squilibrio in continua crescita e destinato ad aumentare paurosamente anche a causa del processo di concentrazione in corso nel mondo dei supermercati (e non solo). Ovviamente l’industriale che vende sottocosto dovrà poi rivalersi sull’agricoltore che gli fornisce la materia prima.
Più si riduce la concorrenza tra supermercati nella fase di fornitura, più i produttori si indeboliscono nella fase di negoziato.
Larga parte dei guadagni, come si potrà immaginare, resta nelle tasche delle grandi aziende e intanto la qualità dei prodotti crolla vertiginosamente. In questo quadro i produttori chiedono interventi e la Coldiretti punta su un divieto a livello nazionale delle aste al doppio ribasso.
E i consumatori?
I consum-attori giocano un ruolo fondamentale nelle dinamiche di mercato, contribuendo ad alimentare la domanda: invertendo le tendenze d’acquisito a discapito delle grandi aziende e indirizzandole sulla filiera corta e i prodotti locali, ciascuno può contribuire al non finanziamento di questi colossi truffatori. Le implicazioni derivanti da un meccanismo come quello delle aste a ribasso , si riflettono sull’ecosistema globale, incentivando l’inquinamento sistemico su larga scala parallelamente ad un disonesto comportamento delle aziende e delle lobby, le quali non ricevendo alcun tipo di sanzione, agiscono indisturbate senza timore.
Ecco perché in questo quadro il ruolo del singolo diventa essenziale, nonostante l’apparenza e la superficialità possano farci sentire impotenti. La nostra potenza sta nella “massa” che inevitabilmente ,nolenti o volenti, costituiamo. La moltitudine fa la forza d’acquisto. Se tutti compriamo gli i-phone, la Apple li produce. Decisioni di massa in termini di consumo possono influenzare in maniera consistente le tendenze di mercato.