È uno zoo dove gli animali, almeno apparentemente, si assomigliano un po’ tutti. Chiusi dentro provette messe in celle frigorifere a 173 gradi sottozero, con etichette che ne spiegano ordine, genere e specie. È il Frozen Zoo di San Diego, “la più grande collezione di colture cellulari viventi, ovociti, spermatozoi e embrioni” di animali. Un patrimonio genetico di circa 1.000 taxa – le unità tassonomiche – che comprende anche “una specie estinta, il po’ouli”, si legge sul sito. Questo strano zoo, fondato nel 1972, di fatto è il laboratorio che può rappresentare la promessa di un futuro per diversi animali a rischio estinzione.
Un futuro per l’estinto rinoceronte bianco settentrionale?
“Facciamo ricerca sulla conservazione”, spiega all’Agi Barbara Durrant, direttrice delle scienze riproduttive al San Diego Zoo Global. Si tratta di cercare di “risolvere, grazie all’indagine scientifica, i problemi che influenzano direttamente la conservazione degli animali, del loro habitat e delle piante”. Un’attenzione fondamentale perché, altrimenti, “rischieremmo di perdere l’ecosistema che garantisce la sopravvivenza sulla Terra”.
A San Diego, in particolare, il team del Frozen Zoo si concentra sulle specie attualmente in via di estinzione o recentemente estinte: “Raccogliamo, cataloghiamo e immagazziniamo materiale genetico da specie a tutti i livelli di pericolo d’estinzione”. Così, in provetta, ci finiscono “linee cellulari, DNA e gameti”: al sicuro, conservate per garantire un futuro altimenti tutt’altro che certo. Tra gli animali di cui il laboratorio statunitense conserva il patrimonio genetico c’è anche il rinoceronte bianco settentrionale: “È una specie funzionalmente estinta – spiega Durrant – perché oggi sopravvivono soltanto due esemplari femmine”. Eppure c’è speranza: “Abbiamo sufficiente diversità genetica congelata per salvarlo”, dice. Tecnicamente si tratterebbe di un’inseminazione artificiale: per ora non è ancora avvenuta, ma la ricerca procede. La prima femmina di rinoceronte bianco meridionale (che a differenza di quello del Nord non è in pericolo di estinzione), “è incinta” grazie al “seme precedentemente conservato al Frozen Zoo”.
Le tecniche: sperma e cellule congelate
“Il nostro obiettivo è prevenire l’estinzione – chiarisce la dottoressa Durrant – In alcuni casi, come quello del rinoceronte bianco settentrionale, potremmo applicare la nostra esperienza scientifica per salvare una specie funzionalmente estinta. Prima di intraprendere un’iniziativa del genere, però,dobbiamo verificare che ci sia una sufficiente diversità genetica per riportare una popolazione a numeri autosufficienti”. Nel caso di questo possente mammifero originario dell’Africa, il piano a lungo termine è di “reintrodurlo nel suo habitat naturale”.
Se ne riparlerà più avanti: per ora a San Diego sono nati alcuni animali grazie al metodo di inseminazione artificiale con sperma congelato. In futuro, però, la ricerca potrebbe spingersi ancora più in là, utilizzando cioè le cellule conservate. “Mentre qualche dozzina di piccoli sono nati con la prima tecnica, finora nessun animale è nato dalle linee cellulari”, dice Barbara Durrant. Indifferentemente da quale metodo venga usato, comunque, il primo passo da fare è quello di scongelare il materiale genetico. “Dev’essere riportato alla condizione più naturale possibile, rimuovendo le sostanze chimiche utilizzate per conservarlo a temperature sottozero”. Un processo che può richiedere “pochi minuti o ore”, e che tecnicamente viene chiamato acclimatamento “all’ambiente originale”.
Giocare con la vita degli animali: una delicata questione etica
“Riteniamo di avere la responsabilità di salvare le specie in via di estinzione a causa dell’attività umana – prosegue Durrant – e non riprodurremo mai un singolo individuo o un numero limitato di animali per una mera dimostrazione delle potenzialità della scienza”. La questione rimane delicata: per questioni etiche, ovviamente, ma non solo. L’obiettivo dichiarato, salvare le specie a rischio, potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio: le possibilità offerte dalla scienza potrebbero far sentire l’uomo sollevato dalla responsabilità di far di tutto per proteggere l’ecosistema naturale. “È una preoccupazione significativa con cui ci confrontiamo ogni giorno – ammettono a San Diego –. Le nostre tecniche scientifiche rappresentano soltanto l’ultimo disperato tentativo di salvare la diversità genetica necessaria a preservare la vita sulla Terra”. Il tanto ci pensa la scienza, insomma, non è una scusa valida: il futuro dipende da un “approccio olistico alla conservazione”, compresa la “tutela degli habitat” e la “lotta al bracconaggio”.
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