Spopola sempre il musical di Cocciante “Notre Dame de Paris”, bene opere di Verdi, lirica e balletto. I personaggi tv fanno da traino, ma la parte del leone è di mostre e fiere: queste ultime si svolgono per l’83% al Nord, dove esistono le strutture
Nel 2017 gli italiani si sono dimostrati ancor più appassionati alle mostre, con aumenti consistenti sia per biglietti staccati (+19,5%), spesa al botteghino e numero di eventi proposti. Meno bene il teatro (-1,7%), anche se non in crisi nera come il cinema. Anzi: lirica e balletto si dimostrano ancora settori vivaci dell’industria culturale italiana, mentre la prosa tiene quando sul palco ci sono nomi noti della tv. Insieme, mostre e attività teatrale hanno generato nell’anno passato un volume d’affari di oltre 1 miliardo di euro. Questa la fotografia dell’annuario dello spettacolo 2017 della SIAE.
IL 2017 DEL TEATRO ITALIANO Il teatro di prosa rappresenta quasi la metà (49,37%) di tutte le 135 mila rappresentazioni andate in scena nei dodici mesi. E’ una delle grandi tradizioni del nostro Paese, anche se a giudicare dagli spettacoli che si affacciano nella classifica dei dieci più visti a tenere banco sono i comici che provengono dalla televisione o dal cinema come Panariello e Pieraccioni (il loro tour con Conti è stato il terzo spettacolo più visto con 94.610 spettatori), Salemme, Giacobazzi, Brignano e Pintus. Accanto a questi, due musical che da tempo girano per la Penisola e che sono ancora saldamente in testa al botteghino (“Notre Dame De Paris”, che è lo spettacolo più visto in assoluto con 243.449 spettatori, e “Grease”, al secondo posto della classifica generale con 113.324 spettatori), e lo spettacolo di Massimo Ranieri a metà tra recital musicale e teatro (78.048 spettatori).
Sono numeri che si sono raccolti in tournée, sommando quindi gli spettatori di tutte le date e non possono essere quindi confrontati con i singoli concerti della musica leggera che, in una location come lo Stadio Meazza, radunano in una sola serata oltre 59 mila spettatori. In generale, però il settore ha registrato un leggera flessione nel numero complessivo degli spettatori, -1,70%, arrivando a quota 22,5 milioni totali. A questo dato corrisponde anche un generale calo degli indicatori economici: -3,87% di spesa al botteghino e -6,75% nel volume d’affari. Ma non è così per tutte le tipologie di spettacolo. La lirica e il balletto hanno fatto registrare un sensibile incremento dei biglietti e degli abbonamenti staccati (rispettivamente, +5,76% e +3,90%) la prosa è in sostanziale pareggio con il 2016, mentre sono precipitati rivista e commedia musicale (-27,25% gli incassi al botteghino) e circo (-14,32%).
Se l’andamento degli ingressi ha sostanzialmente seguito quello dell’offerta, non è stato necessariamente così per l’andamento dei principali indicatori economici. Accanto al crollo del teatro di rivista musicale e del circo, tipi di spettacolo che sono diventati meno frequenti, come i burattini e le marionette, hanno registrato un aumento della spesa al botteghino e del volume d’affari. Su questo indicatore, in particolare, va comunque ricordato che nell’indicatore “volume d’affari”, SIAE tiene in considerazione anche i contributi pubblici che vengono indirizzati verso alcune di queste attività.
Il teatro d’opera, che ha dimostrato di essere uno dei settori in maggiore salute, vede i propri maggiori successi in termini di pubblico legati alle rappresentazioni in teatri all’aperto di grande dimensione, come l’Arena di Verona e le Terme di Caracalla a Roma. Anche in questo caso, il numero di ingressi tiene conto delle repliche. A riuscire a competere con questi grandi eventi all’aperto sono solo due allestimenti di due dei principali teatri lirici italiani: La Fenice di Venezia con La Traviata e La Scala di Milano con La Bohème.
Non c’è forse da stupirsi che tra gli autori più rappresentati ci sia Giuseppe Verdi, uno degli compositori più amati, che in questa top 10 firma quattro opere su sette: Nabucco (che con 94.847 spettatori all’Arena di Verona è l’opera più vista in assoluto), Aida (secondo posto in classifica generale con 72.469 spettatori, sempre all’Arena, per l’edizione storica e terzo posto per il nuovo allestimento visto da 55.476 persone, ancora al teatro romano di Verona), Rigoletto (quinto, ancora all’Arena, con 39.699 spettatori) e Traviata (al nono posto con 21.819 spettatori al teatro La Fenice di Venezia).
Sotto: la Carmen di Bizet
Una sola è di un autore francese, ed è la popolarissima Carmen di Georges Bizet (settimo posto con 24.912 spettatori a Caracalla). Due le opere di Giacomo Puccini nella classifica (Madama Butterfly, quarta con 49.621 spettatori all’Arena, e Tosca, ottava con 19.633 spettatori a Caracalla): ma i dati del 2018, 150esimo anniversario dalla nascita, potrebbero dare forma a una classifica completamente diversa.
MOSTRE E FIERE Il settore che nel gergo del rapporto mette insieme le vere e proprie con le fiere, è uno di quelli con i numeri più impressionanti di tutta la rilevazione. Sono aumentati sia il numero di eventi proposti rispetto al 2016 (+8,18%), sia il numero di biglietti venduti (+6,59%). Numeri che si confermano anche sul fronte economico, con un aumento del 13,40% sulla spesa per i biglietti e del 4,73% per il volume d’affari. Mettere insieme due tipologie di eventi così diverse, significa mescolare iniziative che hanno due intenti completamenti diversi: la cultura, in tutte le sue sfaccettature, con il business delle esposizioni fieristiche. Il che significa che a fronte di 4 mila 410 eventi fieristici, il volume d’affari generato è di 432 milioni: quasi tre volte tanto rispetto alle mostre (158.556.433).
Ma sono proprio le mostre a mostrare gli incrementi maggiori e a guidare verso l’alto le variazioni aggregate. Le fiere sono rimaste in numero sostanzialmente identico (-0,02%), mentre le mostre sono aumentate dell’8,18%, con una crescita del 19,5% in termini di ingressi, a fronte di un calo del -6,81% delle fiere. Numeri che si riflettono anche sulla spesa al botteghino (+25,52% per le mostre, -4,52% per le fiere) e sul volume d’affari (+20,09% per le mostre, +0,4% per le fiere).
LA GEOGRAFIA DELLE FIERE A trascinare il settore dal punto di vista economico, come scritto, sono soprattutto le fiere, che hanno però bisogno di strutture fisse di grandi dimensioni per poter essere allestite. Questo elemento è determinante nella distribuzione geografica del volume d’affari tra le diverse aree dell’Italia. Il Nord-ovest, che comprende la Lombardia e – soprattutto – Milano, vale il 45% degli affari nazionali. In generale, il Nord (Nord-ovest e Nord-est) contano per l’83%, lasciando un misero 17% da suddividersi per Centro, Sud e Isole.