Le bollicine “Made in Italy” rappresentano da anni il motore delle esportazioni. Nel 2017 sono state vendute 93 milioni di bottiglie con un fatturato di 500 milioni di euro. Cliente principale la Gran Bretagna, seguono Austria e Usa
Che il Prosecco sia, da qualche anno, il motore economico delle esportazioni di vino italiano è un dato di fatto. A confermarlo, ancora una volta, i numeri del Consorzio del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, cuore storico e vertice qualitativo della galassia prosecchista, elaborati dal Cirve di Conegliano.Una realtà da oltre 93 milioni di bottiglie vendute nel 2017 (+3% sul 2016) ed un fatturato sui 500 milioni di euro (+6%), con l’Italia che rimane primo mercato, ma un export che cresce sempre più, con un +6,9% a valore e ed il +1,8% in volume, “a dimostrazione della crescente percezione di qualità del prodotto nei mercati e di un posizionamento di prezzo che ne riconosce l’eccellenza qualitativa rispetto al mondo del Prosecco in generale”, spiega una nota del Consorzio.
Tra i mercati “storici” per lo spumante di Conegliano Valdobbiadene, il Regno Unito si posiziona al primo posto nell’incremento delle vendite con un +36,5% a valore (2017 verso il 2016), seguito dall’Austria con +17,1%. A seguire, gli Usa, con una crescita del 16,1%, e la Germania, a +8,6%. Ma le bollicine che nascono dai 15 Comuni della Denominazione, crescono anche in mercati relativamente nuovi, come la Russia, con una variazione positiva del 25,7% a volume, e anche in Estremo Oriente, nello specifico a Cina e Hong Kong, dove il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg segna il +1,3%, crescita piccola ma che si punterà a migliorare con attività mirate.
“Siamo molto soddisfatti dei risultati raggiunti, sia in Italia che all’estero – commenta Innocente Nardi, presidente del Consorzio per la tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg – continuiamo nel nostro intento di valorizzare il nostro prodotto coinvolgendo un pubblico sempre più ampio di neofiti che si avvicinano al mondo dell’enogastronomia di qualità, e nello stesso tempo testimoniano l’impegno dei produttori del Conegliano Valdobbiadene verso una sempre maggiore ricerca di innovazione”.
Intanto, si guarda alla prossima vendemmia “che si presenta sotto i migliori auspici. Si prevede di raccogliere i grappoli con qualche giorno di anticipo rispetto alla media annuale della Denominazione grazie all’andamento climatico favorevole della stagione: un giusto equilibrio di pioggia, sole e ventilazione. L’andamento climatico del 2018 nel Conegliano Valdobbiadene – spiega il Consorzio – è stato infatti caratterizzato da un inverno piuttosto fresco, un inizio primavera altrettanto fresco, che ha determinato un germogliamento in linea con le medie annuali. Si è poi registrato un aumento delle temperature e una buona piovosità, intervallati da giornate soleggiate non molto calde. Questo ha portato a un’accelerazione della parte vegetativa con un’anticipazione della maturazione delle uve rispetto alla norma, condizioni queste che preludono ad una annata di ottima qualità. In questi giorni fervono i preparativi dei viticoltori che completano le ultime operazioni viticole utili a garantire le migliori condizioni per il completamento della maturazione della Glera e quindi per prepararsi alla vendemmia che nella Denominazione, come di consueto, inizierà prima nell’area orientale, verso Conegliano e Vittorio Veneto. Dopo una settimana circa sarà coinvolta l’area centrale, dalle colline più impervie e le rive più ripide, per poi terminare, una ventina di giorni dopo l’inizio, nell’area di Valdobbiadene, dove storicamente il clima un po’ più freddo fa ritardare la raccolta. Proprio per le caratteristiche del territorio, contraddistinto da pendii molto ripidi e da saliscendi difficilmente accessibili ai macchinari, sono richieste 6/700 ore per ettaro l’anno di lavoro manuale rispetto alle medie di 150/200 ore lavoro per ettaro delle zone pianeggianti, dove la meccanizzazione è avanzata”. Sul successo delle bollicine di “casa nostra” interviene Angelo Bergamo direttore delle Cantine Ermes di Mansue’: “prodotto di qualità, abbiamo creato tutti i presupposti per farlo crescere. Territorialità corretta prezzo giusto, qualità e politica vincente. La Doc nasce nel 2009 e grazie al lavoro di tutto il territorio siamo arrivati a risultati eccezionali. Sono stati determinanti un territorio coeso e gioco di squadra. Non dimentichiamo gli Investimenti importanti da parte degli imprenditori che ci hanno creduto e continuano a migliorarsi. Oggi le cantine investono in nuove tecnologie e si punta all’agricoltura sostenibile. Da un anno e mezzo lavoriamo sulla sostenibilità e bisogna andare verso questa direzione”.