Un’intervista rilasciata da Gerry Scotti a Maria Volpe del Corriere della Sera rende onore a uno degli uomini più popolari della nostra televisione. Un presentatore che “cura” la lingua italiana e non la maltratta
Una bella intervista sul Corriere della Sera del 17 agosto rende onore a Gerry Scotti, il popolarissimo conduttore televisivo, per quello che è: una persona perbene.
Fa così notizia essere una persona perbene? Probabilmente sì, perché la società ha bisogno non di eroi (non esageriamo) ma di persone pulite.
In questa caldissima estate di tragedie (Genova), tragedie sfiorate (Bologna), d’immancabili polemiche politiche, un’estate preceduta dalla lotta del movimento Me TOO contro le molestie e le violenze contro le donne, a seguito dello scandalo Weinstein, la lettura di un articolo dove Gerry Scotti dichiara, serenamente e senza alcun rimpianto, di non aver mai ceduto alle lusinghe dei plotoni di vallette e ballerine che l’hanno circondato per decenni fa scalpore.
Ha dichiarato Gerry: “Sono fortunato: la mia sessualità e carnalità hanno resistito a tutto. Se non sono finito in galera con le letterine sono stato bravo. Non so se dipende dalla mia rettitudine morale o se sono percepito come uomo tutto d’un pezzo. In 35 anni, nessuna ragazza ha fatto la lasciva con me.”
Scomponendo le parole di Gerry troviamo termini come: “Rettitudine morale” e “uomo tutto d’un pezzo”. Si tratta di modi di dire ormai scomparsi dal nostro linguaggio, che molti giovani, purtroppo, non hanno mai sentito in vita loro.
Ha senso parlare in questi anni di “uomini tutti d’un pezzo”? Certo che avrebbe senso! Uomini tutti d’un pezzo conserverebbero strade e autostrade a regola d’arte, non ruberebbero, non scadrebbero mai, nei loro discorsi, nella volgarità, non finirebbero invischiati in scandali e scandaletti.
L’intervista a Gerry Scotti andrebbe fatta leggere nelle scuole per far capire ai giovani che esistono esempi positivi non solo perché si comportano bene ma anche perché, come fa Gerry nei suoi programmi, parlano bene la nostra amata lingua italiana senza storpiarla e violentarla.