Era il 2 marzo 2004 quando partiva la missione Rosetta, una delle più ambiziose mai tentate nell’esplorazione del Sistema Solare: dopo un lunghissimo viaggio attraverso il Sistema Solare, è stata la prima missione in assoluto a far ‘atterrare’ un veicolo costruito dall’uomo sulla superficie di una cometa, la 67P/Churyumov-Gerasimenko. Un risultato per molti confrontabile con lo sbarco sulla Luna e ottenuto grazie anche al contributo della tecnologia italiana.
Chiamata Rosetta in omaggio alla stele che ha permesso di decifrare i geroglifici, la missione dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) ha percorso 6.000 milioni di chilometri, rimbalzando due volte fra Terra e Marte per prendere la rincorsa necessaria a raggiungere la sua cometa, ai confini del Sistema Solare. Rosetta ha cominciato a collezionare record già durante il tragitto: nel 2008 ha salutato da vicino l’asteroide Steins e nel 2010 è stata la volta del suo secondo asteroide, Lutetia.
Dal giugno 2011 ha proseguito il suo viaggio in uno stato di ibernazione, dal quale il computer di bordo l’ha risvegliata il 20 gennaio 2014. Il 6 agosto dello stesso anno ha finalmente raggiunto la cometa, alla quale ha continuato ad avvicinarsi progressivamente fino al 12 novembre, quando ha rilasciato il lander Philae sulla superficie di questo vero e proprio fossile del Sistema Solare.
Anche il finale della missione è stato indimenticabile: il 30 settembre 2016 la sonda ha raggiunto la sua cometa, rilasciando sulla superficie il primo veicolo mai posato su un corpo così primitivo. Subito, come previsto, il computer di bordo e tutti gli strumenti si sono spenti, dopo avere inviato a Terra le immagini più dettagliate mai viste del suolo della cometa, oltre che dati su gas e polveri vicini al suolo.
Consistente il contributo italiano alla missione, a cui hanno lavorato l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), Università Parthenope di Napoli, Politecnico di Milano, università di Padova, nonchè l’industria, con Leonardo e Telespazio (Leonardo – Thales Alenia Space).