Nacque come Isabel Flores de Oliva, poi suor Rosa del terz’ordine domenicano. Con questi nomi non poteva che bazzicare, in vita e nei cieli, tra orti e giardini, divenendo patrona dei fioristi. In Perù e in tutto il Sudamerica è veneratissima
Di nobile famiglia spagnola, nata a Lima nel 1586 e morta nel 1617, è la prima santa del Sudamerica, poi patrona delle Americhe, del Nuovo Mondo, delle Filippine e delle Indie Occidentali. Una collezione di “poltrone” da far invidia a Pierferdinando Casini. Gli iconologi di professione sudano sette camicie su di lei: infatti immagini simboliche e allegoriche, statue e statuine di Santa Rosa, oggetti di ogni genere che la raffigurano sono diffusissimi non solo in Perù e in tutta l’America del Sud, ma anche in Italia. Dove però vanta una concorrente: Santa Rosa da Viterbo, anch’essa, guarda caso, effigiata con dovizia di fiori, e protagonista di una storica processione che si tiene il 6 marzo di ogni anno nella città laziale.
Qui una poderosa “macchina di santa Rosa” viene spinta per l’occasione tra vicoli e piazze, con grande partecipazione popolare. In ogni caso Rosa da Viterbo è più antica (XIII secolo) e si potrebbe ipotizzare che la Rosa sudamericana sia stata un po’ plasmata su quella italiana.
Purtroppo è assodato che il mercato sudamericano è immenso -ne sanno qualcosa Raffaella Carrà o Laura Pausini, che devono il loro inspiegabile successo discografico a questo vasto e un po’ arretrato mercato, e così Santa Rosa da Lima soppiantò di gran lunga l’omonima viterbese, ridotta a un culto quasi locale.
Tra un digiuno e l’altro, tra profezie e bilocazioni. Rosa da Lima doveva essere anche una discreta suonatrice di chitarra, perché spesso viene effigiata con lo strumento musicale.
Spossata da vessazioni diaboliche, Rosa da Lima, Flores e Oliva morì all’età di trentun’anni, il 24 agosto 1617. Pur consumata dalle penitenze, non smise mai, fino all’ultimo, di reclamare con forza dal Signore la salvezza dei peccatori e la conversione delle popolazioni indigene.