Riuniti a Roma in occasione del cinquantesimo congresso Anmirs (Associazione Nazionale Medici Istituti Religiosi Spedalieri), i medici delle strutture ospedaliere religiose chiedono finanziamenti adeguati al ruolo delle istituzioni che rappresentano. Perno centrale del sistema sanitario nazionale, gli ospedali equiparati sono attualmente finanziati alla stregua delle case di cura private accreditate, rispetto alle quali devono fronteggiare una straordinaria complessità e costi più onerosi, ricoprendo, di fatto, pari funzioni degli ospedali pubblici.
Sull’importanza di questi ospedali si era espresso anche Papa Francesco in occasione del suo ricovero al Gemelli di circa 3 mesi fa, quando dichiarò che “anche nella Chiesa succede a volte che qualche istituzione sanitaria per una non buona gestione non vada bene economicamente. Il primo pensiero che ti viene è venderla. Ma la tua vocazione di Chiesa non è avere dei quattrini è fare il servizio e il servizio sempre gratuito. Non dimenticatevi: salvare le istituzioni gratuite”.
I partecipanti al Congresso hanno ribadito l’esigenza che l’appello del Santo Padre arrivi alle istituzioni pubbliche, tenendo conto che l’intervento di Stato e Regioni per salvare gli ospedali equiparati dal fallimento è una forte urgenza soprattutto dal punto di vista medico. Secondo l’Associazione, la pandemia lo ha ribadito ancora una volta, mettendo a nudo le fragilità delle strutture private e al contrario la centralità di quelle equiparate. Il Segretario Nazionale Amirs, Donato Menichella, a margine di una tavola rotonda che ha visto al partecipazione, tra gli altri, del Presidente della Commissione Sanità del Consiglio Regionale del Lazio, Rodolfo Lena, ha dichiarato: “Abbiamo fermato in un contesto drammatico la deriva per salvare il patrimonio assistenziale degli ospedali religiosi, ma ora dobbiamo disciplinarli. È giunto il momento che questo spazio sia riempito di contenuti, di norme, di procedure, di mezzi di sostegno e di sistemi di controllo”.
Fonte Ansa.it