Quando condividete su internet le foto dei vostri bimbi sappiate una cosa: tra qualche anno le vedranno e non ne saranno affatto contenti. I figli della generazione social sono cresciuti, hanno in media 8, 10 anni, e hanno già una vita parallela fatta di foto (di cui forse non conoscono nemmeno l’esistenza) pubblicate su Facebook, Instagram e su tutti quei siti per loro inaccessibili fino ai 14 anni. Sono i genitori che le hanno condivise, senza chiedere loro il permesso. Un fenomeno che ha anche un vocabolo: sharenting.
Si chiama “sharenting”
Nata dalla fusone di parenting e sharing, la parola indica quella diffusissima tendenza dei genitori a condividere (spesso in modo eccessivo) sul web tutto ciò che riguarda i figli: dal momento della nascita alla prima poppata, dal primo sorriso alle prime parole, dai primi passi al primo compleanno e via dicendo. Secondo uno studio dell’associazione inglese Parent Zone pubblicato nel 2015, ogni anno un bambino appare in media in 195 istantanee immesse nel web dal genitore e che, al compimento dei 5 anni, sarà protagonista di circa 1000 scatti. Uno studio pubblicato nel 2010 dall’AVG indicava che circa il 92% dei bambini americani di 2 anni è presente online. Un terzo dei bimbi appare sul web prima ancora di nascere, attraverso le immagini ecografiche.
Ellen e Cara, 11 anni, arrabbiate e imbarazzate
Quando Ellen, 11 anni, si è cercata su Google per la prima volta è rimasta sconvolta nello scoprire che tutti potevano foto d lei in costume nelle foto della squadra di nuoto di cui faceva parte. Soprattutto, ha spiegato a The Atlantic, era arrabbiata per il fatto che nessuno avesse chiesto il suo consenso.
Come Ellen, anche Cara si è ‘scoperta’ sui social a 11 anni. Alcuni amici le hanno detto di averla vista sul profilo social della mamma. Per diverse mesi Cara ha rimuginato sul modo più adatto per chiedere a sua madre spiegazioni su quanto aveva visto su Instagram. “Avrei voluto che me lo chiedesse, che me ne parlasse. E’ strano vedermi li sopra. E alcune volte ci sono foto in cui non mi piaccio affatto”.
Il rischio è una multa da 10 mila euro
E se il disagio psicologico dei figli non è un motivo abbastanza valido, i genitori più ostinati, che non vogliono saperne di darci un taglio con le foto dei loro bambini nonostante questi siano contrari, dovranno vedersela con la legge.
E mettere in conto una multa fino a 10 mila euro. Un anno fa il Tribunale di Roma (con una sentenza depositata il 23 dicembre 2017, procedimento 39913/2015) ha comminato la sanzione e ordinato la rimozione delle immagini alla mamma di un sedicenne, il quale aveva chiesto la possibilità “di rifarsi una vita negli Usa, lontano dalla mamma”.
Il principio giuridico alla base di divieti e ordini di rimozione è semplice: l’articolo 96 della legge sul diritto d’autore (legge 633/1941) – si legge sul Sole 24 Ore – prevede che il ritratto di una persona non possa essere esposto senza il suo consenso, salve eccezioni. Lo stesso dispone il decreto legislativo 196/2003 in materia di trattamento dei dati personali. La fotografia, come qualsiasi altro elemento identificativo, è un dato personale e non può essere diffuso se non c’è l’autorizzazione dell’interessato.
In più i minori godono di una tutela rafforzata data dall’articolo 16 della Convenzione sui diritti del fanciullo approvata a New York il 20 novembre 1989 e ratificata in Italia con la legge 176/1991. I figli non fanno eccezione, anzi gli articoli 147 e 357 del Codice civile impongono ai genitori un dovere di cura e di educazione nei loro confronti che – tradotto e attualizzato – include anche la corretta gestione dell’immagine pubblica del minore.
Se i genitori disattendono questi doveri può intervenire il giudice con sentenze che negli ultimi anni si sono mosse tutte nella stessa direzione: quella di tutelare i minori dai rischi di una sovraesposizione sui social.
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