Introdurre anche in Italia un fondo nazionale per alea terapeutica sul modello francese. Creare un coordinamento tra Protezione civile, numero unico di emergenza 112 e sistemi sanitari regionali per la definizione di piani di maxi emergenza. Procedere con la digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale. Rivedere il numero programmato per l’accesso alle facoltà di Medicina. Queste le proposte al Governo lanciate dal presidente della Fondazione Italia in Salute, Federico Gelli, in occasione del convegno “L’Italia e l’Europa: il futuro dei sistemi sanitari dopo la pandemia”, svoltosi oggi a Roma alla presenza, tra gli altri, del ministro della Salute Roberto Speranza, del commissario europeo per l’Economia Paolo Gentiloni, del presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga, dell’assessore alla Sanità per la Regione Lazio Alessio D’Amato, del presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro e del direttore generale Agenas Domenico Mantoan.
Quanto al Fondo indennizzi, l’idea proposta da Gelli è quella di dare risposta a coloro che hanno subito un danno in circostanze tali da impedire l’individuazione di un vero e proprio responsabile. Parliamo dunque di situazioni quali ad esempio le infezioni in ambito ospedaliero, le reazioni avverse ai farmaci o ancora le cadute dalla barella. Lo spunto normativo suggerito dalla Fondazione è quello del modello vigente in Francia.
Qui sono state previste delle procedure preventive di conciliazione in base alle quali chiunque si consideri vittima di un danno attribuibile ad un rischio per la salute può deferire la questione ad apposite commissioni regionali. Presupposto per l’instaurazione della controversia è che il danno lamentato raggiunga una certa soglia di gravità, fissata ad un tasso di incapacità permanente superiore al 25%. L’indennizzo viene versato da un ente pubblico, l’ufficio nazionale di indennizzo degli infortuni medici (Oniam). Si propone quindi di importare anche in Italia un simile meccanismo in modo da completare, di fatto, l’impianto normativo già previsto della legge n. 24/2017 (cosiddetta legge Gelli) sulla sicurezza delle cure e la responsabilità professionale per gli esercenti le professioni sanitarie.
Alla luce poi di alcune delle debolezze del nostro sistema sanitario messe in luce dalla crisi pandemica, a cominciare dal tallone d’achille della sanità territoriale, Gelli ha proposto di creare un coordinamento tra Protezione civile, numero unico di emergenza 112 e servizi sanitari regionali per la predisposizione di piani di maxi emergenza e piani pandemici.
Gli ultimi due anni hanno poi reso evidente la carenza strutturale di personale sanitario, a cominciare da medici e infermieri. La Fondazione Italia in Salute ha quindi proposto al Governo di rivedere il numero programmato per l’accesso alle facoltà di medicina. “Il numero di aspiranti medici e di specialisti dovrebbe essere proporzionale all’effettivo fabbisogno richiesto dalle Regioni”, ha spiegato Gelli.
Infine, altro punto sul quale preme la Fondazione riguarda la digitalizzazione del Ssn. “Su questo siamo impegnati già da tempo. Lo scorso giugno abbiamo elaborato il paper ‘La casa della comunità 4.0’, mentre prossimamente presenteremo un nuovo paper dedicato stavolta a ‘L’ospedale 4.0′”, conclude Gelli.