“Anche se dobbiamo fare schifezze Pasquà… eh eh… no… schifezze… noi ci dobbiamo salvare Pasquà…”. Le tragicomiche intercettazioni alla Totò sull’affare dei migranti, spostati di qua e di là come nel gioco delle 3 carte
Da huffingtonpost.it
“E’ vero che ne abbiamo fatte di porcherie, però quando le potevamo fare”: a parlare il 14 aprile dello scorso anno sarebbe stato l’ex prefetto di Padova, Patrizia Impresa, in un dialogo con l’allora vice prefetto vicario di Padova, Pasquale Aversa, delegato ad occuparsi dell’accoglienza dei migranti. L’ex prefetto non è indagata. La conversazione, diffusa oggi dal Mattino di Padova, sarebbe stata intercettata dai carabinieri e sarebbe uno dei dialoghi finiti del rapporto conclusivo dei militari, parte integrante dell’inchiesta sulla gestione dell’accoglienza in Veneto.
Le indagini riguardano, in particolare, la cooperativa Ecofficina Educational poi Edeco che, proprio grazie all’accoglienza dei migranti, ha visto aumentare il proprio fatturato dal 2014 ad oggi. La coop gestisce, tra gli altri, i Cpt di Bagnoli e Cona e in una intercettazione rimarca ai funzionari prefettizi la necessità di “far quadrare i conti”. Impresa non è indagata e da tre mesi si trova a Roma con l’incarico di vice capo di gabinetto del ministero dell’Interno, mentre risultano indagati la funzionaria della Prefettura Tiziana Quintario, attualmente a Bologna, e lo stesso Aversa, insieme ai capi della Edeco, Simone Borile, Sara Felpatti e Gaetano Battocchio. In una conversazione precedente, pubblicata oggi dal quotidiano, riferita ad un problema di sovraffollamento del centro di San Siro di Bagnoli dell’ottobre 2016 e alle pressioni da Roma per alleggerirlo di alcune decine di unità, Impresa avrebbe detto ad Aversa: “anche se dobbiamo fare schifezze Pasquà… eh eh… no… schifezze… noi ci dobbiamo salvare Pasquà… perchè, ti ripeto, non possiamo farci cadere una croce che…”.
Ed ancora: “Anche se andiamo a metterli da qualche parte dove non possiamo, qualche cosa la dobbiamo pur fare” diceva l’ex prefetto di Padova e attuale prefetto di Bologna Patrizia Impresa al suo vice Pasquale Aversa. La telefonata avviene nell’ottobre 2016 e si riferisce in particolare al sovraffollamento del centro di Bagnoli. Di fronte alle pressioni per alleggerire la struttura di varie decine di persone, Impresa avrebbe condiviso con il suo vice Pasquale Aversa, indagato nell’inchiesta, la preoccupazione che il suo posto possa saltare. “Ricordati che se devo cadere, io però faccio cadere Sansone con tutti i filistei” avrebbe detto parlando con il vice, riferendo quanto sostenuto in una una telefonata avuta con Carmine Valente, direttore dei servizi per l’immigrazione.
I dati sulla presenza di migranti nel centro di accoglienza di Bagnoli, secondo quanto emergerebbe dalle intercettazioni sarebbero stati ridimensionati, passando da oltre 900 a 850, in vista della visita alla struttura dell’ex ministro dell’interno Angelino Alfano. “Il dato di 900 persone di oggi non possiamo darglielo assolutamente”. Nell’informativa dei militari al pm Federica Baccaglini si scrive che Impresa sottolinea “di voler dire al ministro 850 persone. Aversa dice di sì che ci sta come dato e nemmeno il sindaco di Bagnoli Milan lo sa…Impresa dice al suo vice di ricordarsi che riferirà 850 persone”. I due sarebbero tornati sull’argomento il 27 novembre. Aversa nelle intercettazioni dichiara: “A Bagnoli sono 912”, raccomandandosi nuovamente di riferire che il numero è inferiore.
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini sottolinea che “il Governo di centrosinistra negava l’emergenza sbarchi, ma poi scaricava il problema sui prefetti e li costringeva a spostare i clandestini da un Comune all’altro – come nel gioco delle tre carte – per non irritare sindaci del Pd, ministri in visita o presidenti Anci del Pd. È il quadro vergognoso che emerge dall’inchiesta di Padova. Io, invece, voglio bloccare gli sbarchi e mi prendo tutte le responsabilità delle mie scelte. Se qualche funzionario ha sbagliato è giusto che paghi. Ma chi sono i mandanti politici di tutto questo?” si domanda il titolare del Viminale.