Le Assassine tornano in libreria portando in Italia La gabbia, di Tessa Kollen.
Una nuova opera che va ad inserirsi nella collana Oltreconfine dedicata alle scrittrici contemporanee le cui
trame non si limitano a raccontare un crimine, ma ci parlano del Paese in cui questo avviene.
In queste pagine la Scuola internazionale americana è un’istituzione esclusiva dove gli stranieri che si sono
trasferiti in Paesi poveri, per ricoprire ruoli importanti d’ambasciatore, top manager di multinazionali,
eccetera, mandano i loro figli per dare loro un’educazione elitaria. Ma la scuola diventa anche il punto
d’incontro delle madri di questi viziati rampolli: nella gabbia dorata in cui vivono, non sono altro che le
“mogli di” o le “fidanzate di”, prive di una loro identità o di un personale centro di interesse, ma soggette
comunque a una serie di regole non scritte, di cui la cerchia esclusiva si aspetta il rispetto. Tuttavia alcune
di loro ‒ una specie di Desperate Housewives di ceto elevato ‒ si incontrano al mercoledì sera per
scambiarsi davanti a un bicchiere di vino gli ultimi pettegolezzi e dar sfogo alle proprie frustrazioni e
preoccupazioni riguardanti i rapporti con figli e mariti. La loro vita viene però sconvolta dall’assassinio di
Joanne, la consulente scolastica. La donna non era di certo una persona amata, ma chi poteva desiderare la
sua morte? E perché? Vengono allora alla luce segreti e motivi che potrebbero nascondersi dietro l’omicidio
e che rivelano la differenza esistente tra apparenza e sostanza delle persone che si muovono in quel mondo
dorato.
La scrittrice olandese ha vissuto in diversi Paesi in via di sviluppo sia come figlia che come moglie di
diplomatici, per cui conosce bene quel mondo costituito da ambasciatori, top manager e corrispondenti di
prestigiosi giornali, un mondo che può sembrare privilegiato, ma che in realtà sa trasformarsi in una
gabbia opprimente.
“Questo libro mi è piaciuto perché nella sostanza è un whodunnit alla Agatha Christie, senza scimmiottare
atmosfere o personaggi – ha commentato l’editrice Tiziana Prina. Fin dall'inizio sappiamo chi è la vittima,
ma bisogna attendere le ultime pagine per conoscere il colpevole. Inoltre scopriamo ancora una volta come
sia difficile per un occidentale privilegiato liberarsi da quel fondo di razzismo o, come minimo, di senso di
superiorità talvolta mascherato da benevolenza, che caratterizza i rapporti non solo con una schiera di
servitori, ma in generale con la popolazione del cosiddetto Terzo Mondo”.