(ANSA) – PERUGIA, 23 NOV – “La realtà è che tutti vorremmo
vivere, bene. Poi però arrivi a un punto in cui la malattia non
te lo permette più. All’inizio ho provato una grande tristezza
ma poi ho realizzato che Mario adesso è libero…”: Laura Santi,
46 anni, giornalista di Perugia malata di sclerosi multipla
grave, commenta così la notizia che il comitato etico dell’Asl
delle Marche ha attestato che Mario (nome di fantasia di un
tetraplegico immobilizzato a letto da dieci anni) possiede i
requisiti per l’accesso legale al suicidio assistito. Lo fa
parlando con l’ANSA.
Laura è impegnata con l’associazione Luca Coscioni per la
quale è ora anche nel Consiglio generale. “Spero di non dover
mai arrivare a pensare al suicidio assistito – afferma – e ogni
mattina appena sveglia mi dico ‘Laura, datti da fare, tieniti
stretta la vita e l’amore di tuo marito’. Non voglio arrivare a
quello ma la mia malattia peggiora e voglio essere libera di
decidere della mia fine. Sapere di avere la possibilità di farlo
ci aiuterebbe a vivere meglio”.
“Mario ha sofferto per mesi – ricorda ancora Laura,
spiegando di avere seguito passo passo la vicenda – perché
qualcuno non ha applicato una sentenza della Corte
costituzionale. Nessuno si è preso le responsabilità che
doveva”.
Nel caso del suicidio assistito per Laura Santi “bisogna
dare protezione e tutela al paziente ma anche al medico”.
“Bisogna tradurre in una legge – conclude – le sentenze Fabo e
Cappato”.
“C’è poi il referendum – sottolinea Laura Santi – e con
l’associazione Coscioni facciamo un passo oltre. Chiediamo
infatti una legge che non solo depenalizzi l’aiuto a morire ma
anche l’eutanasia attiva per chi non è in grado di
somministrarsi il farmaco. Per noi – conclude – questa è una
legge per la vita e non per la morte”. (ANSA).
Fonte Ansa.it