Pubblicato il: 11/03/2019 14:20
“Non ritorno in politica perché non sono mai andato via. Se intendiamo la politica in una forma alta, la si può fare in tanti modi senza aver alcun ruolo. Io avrei potuto chiederlo, ma non mi è mai venuto in mente. Detto questo io continuo a dare un mano”. Così Walter Veltroni, ospite di ‘Adnkronos Live’. “La politica non è solo i ruoli – ammette -. La si può fare in tanti modi anche senza avere un ruolo. Se posso dare una mano per le cose in cui credo, lo faccio”.
L’ex sindaco di Roma, in questi giorni nelle sale con il nuovo film ‘C’è tempo‘, non parla del nuovo segretario del Pd, ma quando gli viene chiesto se abbia qualche consiglio da dargli, spiega: “Non do consigli, non sarebbe corretto. Se posso do un aiuto”. Poi, commentando l’intenzione di Zingaretti di lasciare il Nazareno per una sede più ‘aperta’, un open space al piano strada, osserva: “La deve ancora trovare ma, secondo me, fa bene, ha ragione. All’inizio del Pd avevo fatto il loft che aveva quelle caratteristiche”.
Parlando più in generale dell’Italia, Veltroni spiega che “questo Paese ha bisogno di tornare a sperare, avere grandi sogni, grandi obiettivi, grandi mete. E ha bisogno di un po’ di rispetto reciproco. Questo è il sale della democrazia. Da questo punto di vista che ci sia all’opposizione una forza che dimostra una sua consistenza, è un fatto positivo per la democrazia. Un one man show, un governo senza opposizione” non fa bene“.
Veltroni ricorda quindi il passato da sindaco della Capitale: “Fare il sindaco di Roma è stata la cosa più bella della mia vita: è la mia città, la conosco sampietrino per sampietrino. Mentre venivo qui, a Piazza Mastai un signore mi ha detto una cosa gentile. Anche umanamente, quella è stata un’esperienza bellissima”.
“Avevi la sensazione – sottolinea l’ex segretario del Partito democratico – che le cose in cui hai creduto, che ti hanno ispirato e ti facevano fare quella vita infernale, poi avevano una traduzione. Accendere una luce in una strada che non l’ha mai avuta, fare un parco per dei bambini che non avevano mai avuto uno spazio per giocare, mettere una mensa per i bambini che avevano la celiachia, aprire l’auditorium, la Galleria Sordi… Quello è il lavoro più bello perché è il lavoro in cui la dimensione dei valori e la concretezza delle cose si intrecciano di più”.
Quanto al nuovo film, con protagonisti Stefano Fresi e Giovanni Fuoco, “è giusto definirlo così: una commedia, una favola, sospesa tra realtà e immaginazione” in una “dimensione felliniana” dice Veltroni. “Ho avuto la fortuna di conoscere Fellini – aggiunge -. Raccontava grandi storie: sapevi che non erano vere ma erano talmente suggestive che non ti importava se fossero vere o no”.
“Il film si colloca nella zona in cui c’è un rapporto con la realtà, col sentimento del Paese – spiega Veltroni – però anche in una dimensione un po’ magica, l’incontro di due creature un po’ diverse l’una dall’altra ma che si incontrano reciprocamente”.
“Come nasce l’idea? Non lo so, mi è venuto in mente questo mestiere molto suggestivo” dice ancora parlando del protagonista del film che di mestiere fa l’osservatore di arcobaleni. “Il valore simbolico dell’arcobaleno è molteplice – dice -. Intanto è la composizione diversità, strisce di colore diverso che diventano una meraviglia quando si incontrano. Arriva improvvisamente come tutte le cose belle della vita. E’ una dimensione meravigliosa della natura, solare, arriva dopo la pioggia. Nel film c’è un altro elemento, il labirinto che è l’esatto opposto. E poi quando spunta l’arcobaleno non c’è persona che non alzi la testa, è una dimensione unificante”.
Tante le citazioni presenti nella pellicola, che Veltroni definisce “piccoli omaggi”. Ad esempio “c’è una manifesto di un convegno” nel film “in cui i nomi dei relatori sono tutti tratti dalla ‘Notte si San Lorenzo’, ‘Una vita difficile’… Era un modo per ringraziare le persone che mi hanno fatto amare il cinema” spiega. “Siamo in un tempo in cui persino la gentilezza, un sorriso diventa eversivo. Per me quelle citazioni sono come dei fiori, un omaggio a chi mi ha regalato”.
E a proposito della colonna sonora di ‘C’è tempo’, Veltroni ricorda prima di tutto l’amicizia con Dalla: “Lucio aveva una casa qui a Trastevere e mi faceva sentire i dischi prima che uscissero. Lucio era il più felliniano dei cantanti italiani, aveva quella capacità di attraversare i generi. Gli eredi di Lucio e sua etichetta sono stati così gentili, in ragione di questa amicizia, da darmi questo brano che è stato eseguito da Ron a Sanremo l’anno scorso“.
“E poi c’è un brano dello Stato Sociale e poi un brano di Simona Molinari che ha presentato nel film questo brano che si chiama ‘Parlami’ molto bello”. Il brano dello Stato Sociale si intitola ‘Sempre lo stesso, sempre diverso’. “Si riferisce a me? A tutti credo. E’ l’evoluzione con uno stampo però, che si decide a tra i 9 e 13 anni, lì si decide il nostro carattere, il nostro sguardo sul mondo”.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Adnkronos.