Roma, 13 febbraio 2022 – Nell’Afghanistan già ridotto allo stremo da 40 anni di guerra si sta consumando la più grave emergenza umanitaria al mondo: 23 milioni di persone sono ridotte alla fame, quasi la metà della popolazione totale del Paese. Ai margini delle città, nei villaggi e negli alloggi di fortuna, milioni di persone sono esposte al rigido inverno: il futuro di un’intera nazione è in bilico. UNHCR lancia un accorato appello: migliaia di famiglie rischiano di non sopravvivere senza aiuti immediati. Con la campagna “Emergenza Afghanistan: non lasciamoli soli” tutti possiamo contribuire a salvare la vita di bambini, anziani, donne e uomini in condizioni di estrema vulnerabilità donando al numero 45588 dal 13 febbraio al 6 marzo.
UN POPOLO IN DISPERATA FUGA, SOPRAFFATTO DA POVERTÀ, PANDEMIA E GELO INVERNALE
La crisi umanitaria dell’Afghanistan è il risultato del lungo conflitto, ma anche della crisi economica, acuita dalla pandemia, oltre che delle conseguenze dei cambiamenti climatici. Una serie di eventi drammatici si sono impietosamente abbattuti su una popolazione già profondamente segnata: la peggiore siccità degli ultimi decenni ha ridotto al minimo la disponibilità di acqua e compromesso i raccolti; un sistema sanitario al collasso e la minaccia del COVID-19, con meno del 10 % della popolazione vaccinata. Il cibo scarseggia, le medicine sono introvabili, mentre i prezzi dei generi di sussistenza sono cresciuti significativamente. Le persone che prima avevano una stabilità economica – medici, insegnanti, commercianti – non riescono più a mangiare e a pagare l’affitto, mentre chi era già povero oggi lo è ancora di più. Entro l’estate il 97% degli afghani potrebbe precipitare sotto la soglia di povertà. Si stima che circa 4 milioni e 700 mila persone quest’anno soffriranno la malnutrizione acuta, inclusi 1 milione e 100 mila bambini. In totale, oltre 4 milioni di bambini non vanno a scuola. La maggioranza degli insegnanti non viene pagato: esiste il rischio concreto che presto nessun bambino potrà più andare a scuola. A tutto questo si aggiunge il gelo invernale: in molte regioni sta nevicando abbondantemente e migliaia di famiglie sfollate passano le notti in scuole, moschee o edifici abbandonati, o addirittura all’aperto, rischiando l’ipotermia.
“Nel 2021 quasi 700 mila afghani sono fuggiti dalle loro case per via degli scontri armati. Ma la cifra complessiva delle persone che negli ultimi anni sono state costrette a spostarsi all’interno dei confini nazionali è molto più alta essendo pari a circa 9 milioni – dichiara Chiara Cardoletti, Rappresentante UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino. 6 milioni sono invece i rifugiati in Pakistan e in Iran, la maggioranza dei quali vive da anni in questi Paesi, e molti altri si trovano in Europa. Nonostante dallo scorso agosto in poi non abbiamo registrato flussi di portata paragonabile a quelli degli anni passati appare molto probabile che, se la crisi economica e sociale del Paese non sarà rapidamente affrontata e risolta, questi movimenti aumenteranno una volta finita la stagione invernale”.
Oggi, a mesi di distanza dalla fine del conflitto e dall’arrivo dei Talebani, la situazione è ovviamente molto difficile e fluida ma anche relativamente stabile, soprattutto dal punto di vista della sicurezza. E questo aspetto è cruciale per l’efficacia delle operazioni umanitarie.
“Le condizioni di sicurezza attuali ci permettono di raggiungere aree che sono state inaccessibili per anni e dove oggi c’ è disperatamente bisogno della nostra presenza. Il lavoro umanitario dell’UNHCR finora non è stato ostacolato ed esiste un fondamentale spazio di dialogo con il nuovo governo. Dobbiamo assolutamente sfruttare questa possibilità per portare aiuti che salvano la vita e che possano stabilizzare le condizioni della popolazione” – conclude Cardoletti.
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