La Puer Onlus Associazione Volontariato è impegnata in un Progetto d’Accoglienza per i bambini giapponesi vittime del disastro ambientale di Fukushima. E grazie a Maria, Katomi una bambina giapponese ha ritrovato il sorriso. Una bella stori a
La Puer Onlus Associazione Volontariato è impegnata in un Progetto d’Accoglienza per i bambini giapponesi vittime del disastro ambientale di Fukushima. Con Il disastro di Fukushima Dai-ichi viene indicata una serie di incidenti, incluse quattro distinte esplosioni, avvenuti nelle vicinanze della centrale nucleare omonima situata presso Naraha nella Prefettura di Fukushima, in Giappone, a seguito del terremoto e maremoto del Tōhoku dell’11 marzo 2011. La Puer Onlus mette in contatto le famiglie italiane che vogliono ospitare i bambini nipponici. Di seguito troviamo il ricordo di Maria, una signora calabrese che preferisce rimanere anonima, che ha ospitato l’estate scorso Kotomi, una bambina giapponese di nove anni. Maria non ricorda come quel giorno, durante il suo solito giretto sul web, sia finita sul sito “Bimbi in cerca d’amore – Appelli per affido e/o adozione” ma ricorda perfettamente il titolo in grassetto che ha attirato la sua attenzione:“Progetto di accoglienza per risanamento dedicato ai bambini residenti nelle zone di Fukushima”.
“Accoglienza per risanamento?!…Che significa?” Si è chiesta tra sé e sé e, per dare una risposta alla domanda, ha letto l’articolo fino in fondo. Si trattava di una richiesta di collaborazione da parte della Puer onlus un’associazione di volontariato, che dal 1993 si occupa di sostenere minori in difficoltà a causa di condizioni ambientali e sociali critiche derivanti da guerre, carestie e catastrofi ambientali. Nell’articolo, l’associazione, chiedeva la collaborazione di famiglie volontarie per offrire un soggiorno estivo ai bambini di Fukushima e dintorni. Grazie a questo progetto di accoglienza, i piccoli giapponesi, costretti dalle radiazioni a trascorrere quasi tutto il tempo libero chiusi in casa, avrebbero avuto la possibilità di vivere, sia pure per un mese, in un ambiente sano, assumere acqua e cibi non contaminati, giocare all’aperto, rafforzare le difese immunitarie e il loro stato di salute. “Ah, ecco cosa intendono per risanamento!” ha pensato Maria. Nei giorni seguenti, quella richiesta, letta per caso, le ha dato parecchio su cui riflettere. Le sembrava assurdo, oltre che profondamente ingiusto, che bambini, nati a pochi chilometri dal mare, dovessero trascorrere le loro vacanze reclusi in casa, prigionieri di colpe altrui. Si è rivista piccola sulla spiaggia della sua infanzia a giocare con le amichette, a correre sul bagnasciuga, a raccogliere conchiglie. “Tutti i bambini hanno il diritto di trovare i resti di un cavalluccio marino tra i granelli di sabbia” ha affermato Maria e senza nessuna esitazione ha deciso di raccogliere la richiesta di aiuto. Due mesi dopo la sua adesione al progetto della Puer, è arrivata Kotomi. Maria e tutta la sua famiglia sono andati a prenderla a Fiumicino. Non una parola di italiano lei, non una parola di giapponese loro, eppure comunicare non è stato un problema, per i discorsi lunghi c’era il traduttore di Google, per i bisogni immediati c’erano i gesti, gli sguardi, i sorrisi.
Grazie a un ponte di volontari Kotomi ha trascorso l’estate negli stessi posti che hanno visto Maria bambina, ha giocato ore interminabili sulla spiaggia con i suoi figli e i suoi nipoti, si è scatenata salendo e scendendo dagli alberi di ulivo, si è illuminata davanti alla pizza servita a cena e alle fette di pane e cioccolato mangiate a merenda. Ha imparato tanti piccoli modi di dire in italiano e ne ha insegnati altrettanti in giapponese. Ha sorriso ogni giorno della sua vacanza Kotomi e quando, abbronzata e contenta, ha superato il metal detector del terminale T3 dell’aeroporto di Fiumicino e si è girata per salutare un’ultima volta Maria con la mano, lei le ha risposto alla maniera giapponese, con un inchino, benedicendo quel giorno di primavera quando, non si sa come, è finita su quella provvidenziale pagina web.
Foto sotto: bambini giapponesi sorridenti (lifegate.it)