(ANSA) – ROMA – La scienza pionieristica degli organi creati in 4D per lo studio delle patologie umane applicata all’infertilità femminile: in collaborazione con il gruppo GeneraLife, il Laboratorio di Biologia dello Sviluppo dell’università di Pavia, con Valeria Merico, Paola Rebuzzini, Giulia Fiorentino e Mario Zanoni, coordinati da Silvia Garagna e Maurizio Zuccotti, sta mettendo a punto una ricostruzione in 4 dimensioni dell’ovaio di topo, per facilitare l’approfondimento delle problematiche morfologiche e molecolari che possono causare infertilità.
“Il lavoro alla base della nostra collaborazione con l’università di Pavia – annuncia Danilo Cimadomo, responsabile Scienza e Ricerca di GeneraLife – è approdato proprio qualche giorno fa alla pubblicazione di una review su ‘Human Reproduction Update’, la rivista a maggior impatto nel settore della Medicina della riproduzione. Nell’articolo, mostriamo come sia possibile, attraverso la ricostruzione 4D dell’ovaio, descrivere alterazioni morfologico-funzionali che causano infertilità nella donna, dalla sindrome dell’ovaio policistico, all’endometriosi, all’insufficienza ovarica prematura”.
“La digitalizzazione degli organi – afferma Giulia Fiorentino – è un’importante frontiera della ricerca biomedica. Gli organi digitali 4D, capaci di descrivere i cambiamenti nello spazio e nel tempo, permetteranno di confrontarsi con la complessità delle relazioni esistenti tra le molecole, le cellule e i tessuti che compongono l’organo e l’intero individuo e ne regolano le funzioni in risposta alle trasformazioni dell’ambiente”. La visualizzazione dell’ovaio con un approccio quadridimensionale fa sì che il ricercatore abbia a disposizione una sorta di ‘scatola’ funzionale, in cui è possibile identificare e studiare le molecole dell’organo, come e dove agiscono, con una risoluzione mai vista prima. “L’obiettivo del team di lavoro – conclude Cimadomo – è quello di creare un atlante virtuale dell’ovaio, fondamentale dal punto di vista della ricerca applicabile a una serie di situazioni patologiche legate all’infertilità, ma non solo. Un esempio virtuoso di come ricerca, ingegneria istologia, microscopia, intelligenza artificiale e clinica possano collaborare nel generare un modello di studio”. (ANSA).
Fonte Ansa.it