(ANSA) – ROMA, 26 AGO – L’emicrania ‘non si mette via’ con il
cambio di stagione, anzi sembra proprio che passando dalla
stagione calda all’autunno aumentino i problemi per chi ne
soffre. È quanto suggerito da una ricerca di recente pubblicata
sulla rivista Headache, secondo cui è proprio in autunno e poi
di nuovo in primavera che si impenna il numero di ricerche su
internet relative all’emicrania e, più in generale, al mal di
testa. Il lavoro è stato condotto da epidemiologi del
dipartimento di Igiene e Epidemiologia dell’Università di
Danzica in Polonia.
Sono 41 milioni le persone in Europa che convivono con
l’emicrania e questa malattia è tre volte più comune nelle
donne. Si stima che in Italia siano 6 milioni le persone che
soffrono di emicrania, ossia il 12% della popolazione.
L’emicrania è la seconda causa di disabilità nel mondo e la
prima tra le giovani donne. Spesso inizia a manifestarsi durante
la pubertà e colpisce principalmente le persone di età compresa
tra i 35 e i 45 anni, ossia la popolazione più produttiva.
Diverse ricerche in passato hanno dato sostegno all’idea che
i ritmi stagionali influenzino le cefalee, specie l’emicrania e
la cefalea a grappolo.
Lo studio polacco ha voluto indagare se le ricerche su
internet relative alle cefalee riflettessero in qualche modo
questa stagionalità. A tale scopo i ricercatori hanno analizzato
10 anni di dati della piattaforma Google Trends relativi a 31
paesi europei usando come parole chiave cefalea, emicrania,
cefalea tensiva. Sono emerse diverse variazioni temporali: il
volume di ricerche con parola chiave ‘cefalea” raggiunge un
picco a ottobre, febbraio e novembre e un minimo a Luglio. Per
quanto riguarda l’emicrania il volume delle ricerche raggiunge
un suo picco a novembre e un minimo a luglio.
“L’attenzione del pubblico per gli argomenti legati alla
cefalea su Internet – sottolineano gli autori del lavoro – è
distribuita secondo una tendenza significativa di aumento delle
ricerche in primavera e in autunno. Ciò suggerisce che un gran
numero di pazienti può sperimentare un certo livello di
variazione stagionale nella frequenza delle proprie cefalee. È
necessario valutare se a tali variazioni temporali corrispondano
anche delle variazioni stagionali nella pratica clinica”,
concludono. (ANSA).
Fonte Ansa.it